martedì 25 agosto 2015

Dopo quasi sei anni, finalmente in sala "La bella gente", la sorprendente opera seconda di Ivano De Matteo con Monica Guerritore, Victoria Larchenko, Antonio Catania, Elio Germano

Reduce di quasi sei anni di una travagliata vicenda distributiva, arriva nei cinema italiani – dopo un grande successo in Francia e premi internazionali (Grand Prix e miglior attrice ad Annecy, CICAE Award) – “La bella gente” di Ivano De Matteo, secondo lungometraggio dopo “Ultimo stadio” (2002) e prima de “Gli equilibristi” (2012) e “I nostri ragazzi” (2014).
Un dramma sui toni della commedia che mette alla berlina un certo perbenismo (leggi progressismo) di una buona parte di noi italiani che, al minimo segnale o sospetto, si trasforma in ipocrisia; però in filigrana sta la realtà di ogni giorno, quelle divisioni sociali che, apparentemente scomparse, riaffiorano quando meno te le spetti. Certo questo metterci a nudo può dare fastidio, ma in fin dei conti è quello che faceva la gloriosa commedia all’italiana.
Alfredo (Antonio Catania) è un architetto; Susanna (intensa, Monica Guerritore) una psicologa, entrambi cinquantenni di ampie vedute e dall’aria giovanile, dalla battuta pronta e lo sguardo intelligente. Vivono a Roma ma passano i weekend e parte dell’estate nella casa di campagna. Andando in paese, Susanna – che si occupa anche di violenza sulle donne - resta colpita da una giovanissima prostituta straniera, Nadja (Victoria Larchenko, Globo d’oro Miglior attrice rivelazione 2011, proprio per questo film), che viene umiliata e picchiata sulla stradina che porta alla statale. All’improvviso la vita di Susanna cambia e quella familiare viene stravolta perché ha deciso di salvare quella ragazza, salvarla per salvare i propri ideali. Ma in famiglia vengono fuori antichi risentimenti e conflitti mai risolti. Perché Nadja, come il protagonista del simbolico “Teorema” di Pasolini, è l’elemento disturbante che seduce tutti facendo emergere le loro contraddizioni.
“Quando ho letto questa sceneggiatura (di Valentina Ferlan) – dice il regista nelle note – sono rimasto colpito da una strana sensazione di fastidio. Non riuscivo a capire cosa me la provocasse. Era una storia semplice, non accadevano grandi drammi, non c’erano personaggi malvagi, scene a tinte forti, amori passionali o malattie strappalacrime. Non c’erano eroi o mascalzoni. Eppure permaneva in me quella strana sensazione, quasi un freddo nelle ossa che, rileggendo più volte la sceneggiatura, mi ha fatto capire che tutta la storia era pervasa da una condizione di ‘assenza’. Tutto era così normale da risultare anomalo, così equilibrato da essere disarmonico, così enigmaticamente ovvio”. Infatti, sceneggiatura e film offrono un quadro spietato della nostra società attraverso il ritratto di una famiglia che esplode letteralmente con l’arrivo di un’estranea, anzi un’intrusa che fa cadere ogni suo velo e ogni inibizione.
“Non credo sia qualcosa di diverso da noi – afferma la Guerritore -, chiamarla altro è sbagliato perché i personaggi del film siamo esattamente noi. Una situazione che difficilmente si risolve - ricordavo prima, a proposito, la Macedonia -; evidenziamo persone che vorrebbero fare del bene che però si fermano alla superficialità. C’è una lungimiranza nella sceneggiatura, delle vedute in avanti che arrivano in forma drammatica: una persona in difficoltà a cui dare aiuto, e quando Susanna decide di portarla a casa, di fatto diventa un’esperienza da condividere. Ma spesso ci fermiamo all’apparenza perché non siamo capaci di affrontare quello che accadrà successivamente. Questo mi ha ricordato le prole che, all’incirca, diceva Oscar Wilde: ‘la maggior parte degli umani rovinano la loro esistenza per un eccesso di altruismo’.”
A proposito dello spunto, dice la sceneggiatrice: “L’idea è nata andando con Ivano da amici in campagna, lungo la strada ho visto una ragazza di colore seduta su in divanetto sotto l’ombrellone tra le ville e quelli che usufruivano del suo lavoro. Una versione particolare di quello che accadeva a due passi da noi”. “Poi se ne discuteva a pranzo, mentre si mangiava il pecorino buono!”, ribatte Di Matteo. Una storia che, naturalmente, ha un finale amaro e aperto, dopo la catarsi la ragazza forse avrà la possibilità di fare una scelta, giusta o sbagliata…
“La sento molto attuale – prosegue il regista -, tanto che probabilmente oggi l’affronterei, la sentirei nello stesso modo, forse con una paura in più, perché parla della debolezza dell’essere umano. C’è sempre qualcuno che lascia una porta aperta, ma non basta solo accogliere. Una persona che sta male e viene accolta, quando comincia a vivere bene può infastidire gli altri. Ritorna a respirare, ma anche per continuare servono forza e fatica”.
“Sono passati quasi sei anni da quando abbiamo girato – dichiara Elio Germano che è Giulio, il figlio, viziato e cinico, della coppia -, è stato molto piacevole, il mio secondo film con Ivano, dopo tanto teatro, ci siamo ritrovati a lavorare insieme come piace a noi. Avevamo un casale in Umbria tutto per noi, anziché il camerino un’amaca, un ambiente molto fertile, visto che lasciavamo tutto lì da un giorno all’altro, e l’essere dentro la stessa abitazione aiuta gli attori”.
“Elio è un ottimo cuoco – ribatte il regista – e si era creata una sorta di famiglia, unita per circa otto settimane, un buon gruppo”. “Un bel posto, davvero – chiosa Catania -, io esercitavo l’arte della mediazione veramente, con moglie e bambino al seguito, mentre loro si divertivano. C’era una forte presenza femminile, preponderante. Ivano di cuore crede in quello che fa, e ci mette tutto il cuore, nonostante la difficoltà a trovare un’uscita”.
“Nadja si fa trascinare da una persona credendo di poter avere una vita migliore – dice Victoria Larchenko -, ma per loro è l’occasione per ripulirsi la loro coscienza, però forse ne viene fuori rafforzata, alla fine persino pagata; insomma, niente di diverso da quello che ha vissuto prima”.
“Portare in scena una disillusione così grande – riprende la Guerritore – non è così facile. Partire da un’idea e poi trovarsi a dire ‘non so fare del bene’. Alla fine loro due sono profondamente segnati, il non riuscire a farlo non è per niente rassicurante. Bisogna avere la capacità di creare da un fatto un’esperienza. Quando ho letto la sceneggiatura volevo fortemente fare il film, mi sembrava necessario per dire che siamo imperfetti”.
“Mi sono sempre chiesto se nella nostra società – conclude l’autore nelle note – esistano ancora classi sociali. Apparentemente no, apparentemente siamo solamente divisi tra chi ha i soldi e chi non ce li ha. Ma ognuno di noi comunica all’altro a che cerchia appartiene e, quasi per caso, passa tutta la vita circondandosi di gente e della sua stessa ‘specie’. ‘La bella gente’ è proprio questo. La sensazione di fastidio che ho provato nasce forse dalla consapevolezza di far parte di questa storia come si fa parte di questa società pronta a far finta di nulla di fronte alle differenze e alle prime difficoltà”.
Quindi, un dramma lucido, coerente dall’inizio alla fine, spietato, ma vero e credibile che disturba perché ci costringe a metterci a nudo, a identificarci con l’uno o l’altro, perché sempre e ovunque ‘nessuno è perfetto’, tanto meno noi, spettatori e non.
Regista e protagonista hanno poi raccontato le disavventure di questi ultimi anni, anche per una affollata proiezione aperta a tutti al teatro Valle occupato per cui sono stati ‘interrogati’ addirittura dalla Finanza. De Matteo ha infine lanciato un appello rivolto alle istituzione perché tutti i film prodotti ottengano un’uscita degna in sala, anzi garantita. “La bella gente” era stato presentato in anteprima anche al 27° Torino Film Festival e vanta nel cast anche la presenza di Iaia Forte (Paola) e Giorgio Gobbi (Fabrizio), gli amici e vicini della villa; e Myriam Catania (Flaminia, fidanzata di Giulio). In occasione dell'uscita del film, dal 24 gosto NED Edizioni porta in libreria il volume di Valentina Ferlan "La bella gente" ovvero soggetto e sceneggiatura, con un'introduzione di Ivano De Matteo e la prefazione di Malcom Pagani. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 27 agosto distribuito da Istituto Luce - Cinecittà in 30 copie

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