venerdì 25 settembre 2015

Dalle Giornate degli Autori di Venezia ecco l'opera prima "Arianna" con la rivelazione Ondina Quadri e su un tema ancora tabù

Carlo Lavagna – già regista di documentari, spot e corti d’arte – esordisce nel lungometraggio con un’opera prima su un argomento ancora tabù, spesso causa di gravi problemi di identità negli adolescenti: “Arianna” ha come protagonista la rivelazione Ondina Quadri (figlia di Jacopo), che si è aggiudicata, appunto, il Premio Fedeora alla Miglior attrice esordiente alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove il film è passato in concorso nella sezione parallela Giornate degli Autori.
Partendo dallo stesso spunto dell’argentino “XXY” di Lucia Puenzo, l’opera prima italiana racconta la storia di Arianna: ha diciannove anni ma non ha avuto ancora il suo primo ciclo mestruale, inoltre gli ormoni che il ginecologo le ha prescritto non sembrano aver effetto sul suo sviluppo, a parte un leggero ingrossamento del seno che però le dà un certo fastidio. Quando all’inizio dell’estate, i suoi genitori decidono di riprendere possesso del casale di famiglia sul lago di Bolsena, dove Arianna era cresciuta fino ai tre anni e non era mai più tornata, l’adolescente scopre si ritrova ad affrontare antichi ricordi che iniziano a riaffiorare in lei. A quel punto la ragazza decide di restarvi anche quando i genitori devono rientrare in città.
I pomeriggi sul lago passano tranquilli, lenti e silenziosi, mentre Arianna comincia a indagare sul proprio corpo e sulla propria infanzia. Poco dopo, l’incontro con la coetanea cugina Celeste – così diversa e femminile al contrario di lei – e la perdita della verginità con un ragazzo della sua età, spingono la ragazza a confrontarsi definitivamente con la vera natura della propria sessualità e a indagare veramente e fino in fondo per scoprire tutta la verità.
Un dramma – scritto dal regista con Carlo Salsa e Chiara Barzini - sul tema del cosiddetto ermafroditismo o intersessualità, ovvero sull’ambiguità genitale – quasi mai accettata dai genitori che optano per mutilarne una parte, spesso sbagliando – e sull’identità sessuale che, nonostante tutti i cambiamenti degli ultimi decenni, gli eterosessuali, i ‘normali’ rifiutano e/o reprimono. Come la Puenzo nel film sopracitato, anche Lavagna affronta l’argomento con estrema delicatezza indagando egli stesso nella mente di un’adolescente che, come tutti gli altri ragazzi, è alla ricerca di un’identità sessuale anche quando il suo corpo non ha più la possibilità di scegliere.
“Arianna è un film che viene da lontano – scrive il l’autore nelle note di regia -, da un inatteso gesto dell’inconscio di un bambino che un giorno sogna di essere donna e da allora si trova a confrontarsi con una domanda fondamentale a cui non aveva pensato: perché ci è data questa identità e non un’altra? Quel bambino sono io a nove anni e i sogni in cui immaginavo di essere altro da me mi hanno accompagnato a lungo durante quella tarda infanzia in cui ci si comincia a interrogare sulla propria esistenza terrena. Il precipitato di quei sogni, forse il riemergere delle loro memorie, sono l’origine emotiva di questo film. ‘Arianna’ è un film che s’interroga sul rapporto tra potere e anormalità e sulle conseguenze del loro conflitto”.
Presentato in anteprima alle Giornate degli Autori e Premio (collaterale) Laguna Sud alla Miglior scoperta italiana, assegnato da una giuria di cinque abitanti di Chioggia e Pellestrina, un film toccante perché ci riporta in mente dubbi e sospetti che abbiamo tutti vissuto, in un modo o nell’altro, nell’adolescenza, anche quando eravamo considerati ‘normali’; ma diventa, forse, soltanto un po’ didattico-didascalico nel finale quando prende il sopravvento il ‘caso’ medico-psicologico. Menzione speciale per la protagonista che non ha solo il fisico del ruolo, ma è entrata nella parte con una naturalezza sorprendente. E’ nata un’attrice, ma non sappiamo ancora se continuerà a recitare, perché prima di questo film non ci pensava nemmeno. Nel cast anche Massimo Popolizio (Marcello, il padre), Valentina Carnelutti (Adele, la madre), Corrado Sassi (Arduino), Blu Yoshimi (Celeste) ed Eduardo Valdarnini (Martino). José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 24 settembre distribuito da Istituto Luce - Cinecittà

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