giovedì 10 settembre 2015

"Self/Less" scritto dai fratelli Alex & David Pastor e diretto da Tarsem Singh è un thriller esistenzial-fantascientifico non privo di fascino

Un dramma esistenzial-fantascientifico che riflette sulla questione morale piuttosto che tecnologica, su questo versante punta “Self/Less” scritto dai fratelli Alex & David Pastor e diretto dall'indiano Tarsem Singh (da "The Cell - La cellula" a "Biancaneve" con Julia Roberts e Lily Collins). Un thriller non privo di fascino che si domanda e riflette sull’immortalità e sul ‘tempo’ dell’esistenza.
Industriale ultramilionario, Damian Hale (il premio Oscar Ben Kingsley), è stato sempre al centro del proprio universo, maestro nell’arte di esercitare il potere dai suoi gelidi uffici di New York, è stato allontanato dalla figlia Claire (Michelle Dockery di “Downton Abbey”), convinta attivista. E l’unico che tiene ancora Damian connesso al mondo reale è Martin O’Neil (Victor Garber), suo amico di sempre e suo braccio destro.
Quando scopre di avere un tumore, Damian decide di sottoporsi a una rivoluzionaria terapia medica radicale di eliminazione del virus, lo ‘shedding’ che porterà indietro le lancette della sua vita. Ma Albright (Matthew Goode di “The Good Wife”), capo di un’organizzazione segreta al servizio dei più facoltosi, non fa altro che offrirgli l’occasione di mettere in scena la sua morte per coprire quello che in realtà è lo ‘shedding’: la sua mente viene trasferita nel corpo di un uomo in piena salute e molto più giovane di lui (Ryan Reynolds).
Adattatosi al ‘suo’ nuovo corpo e alla nuova vita a New Orleans, Damian conosce Anton (Derek Luke), però cercando di conservare la nuova identità e di difendere la sua salute, diventa a tutti gli effetti ‘Edward’. Ma le prepotenti e misteriose immagini che affollano la sua mente non si esauriscono nella riduttiva spiegazione di Albright sugli effetti collaterali dell’immortalità. E quando incontra Madeline (Natalie Martinez), madre single, Damian comincia a dubitare di se stesso ed a scoprire i misteri delle origini dell’altro… A questo punto il protagonista e il film si interrogano sull’eterno dilemma ‘mors tua vita mea’, ovvero sul fatto che la nostra ‘fortuna’ si fonda sulla ‘sfortuna’ di qualcun altro e che in fin dei conti la terapia non è altro che il ‘perfezionamento’ degli ormai comuni trapianti, per poter continuare a vivere oltre il nostro tempo designato (o meno) si deve fare appello alla morte o all’annientamento di qualcun altro.
“A tutti noi, prima o poi – afferma David Pastor -, capita di pensare ‘come vorrei avere più tempo da vivere!’. Con questo film, raccontiamo la storia di un uomo che, apparentemente, ha tutto dalla vita. A un certo punto, però, il suo corpo si ammala. Quell’uomo comprende, allora, che con i soldi può comprare tutto, tranne l’immortalità. Sebbene il mezzo per rinascere a nuova vita sia una tecnologia del tutto rivoluzionaria, abbiamo deciso di non indugiare in dettagli tecnici e di dare alla storia un tono quasi surreale. Il nostro obiettivo, infatti, era soffermarci sulle conseguenze morali delle sue scelte”.
Infatti, sono queste le domande e la riflessione presente nel film. E il fratello Alex ricorda: “Più ne parlavamo e più l’idea di ‘poter comprare il tempo’ mi piaceva. Perché spesso chi è ricco e benestante, può permettersi cose che a noi comuni mortali restano precluse. Questo tipo di fantascienza è più legata agli aspetti morali che a quelli tecnologici. Con ‘Self/Less’ la tecnologia diventa il mezzo attraverso il quale salvarci dalla morte, ma il prezzo da pagare non è quantificabile solo in termini economici. Sono queste le riflessioni che ci hanno spinto a impegnarci sul progetto”.
Il direttore della fotografia è Brendan Galvin che offre al film un’atmosfera rarefatta, mentre la scenografia di Tom Foden è contemporanea con qualche accenno futuristico, così come i costumi di Shay Cunliffe. Le musiche sono firmate dal brasiliano Antonio Pinto, lanciato dai film di Walter Salles (da “Central do Brasil” a “Disperato Aprile”) e di Fernando Mereilles (“City of God”, nomination all’Oscar), ma ha vinto il Golden Globe per la Migliore Canzone Originale “Despedida”, scritta per la cantante Shakira, nella colonna sonora di “L’amore ai tempi del colera” di Mike Newell. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 10 settembre distribuito da Eagle Pictures

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