giovedì 1 ottobre 2015

"A Napoli non piove mai" ma si può sempre sognare, parole e regia di Sergio Assisi

“A Napoli non piove mai” è uno spettacolo piacevole e spensierato al punto giusto che offre un’ora e mezza all’insegna del sorriso e della tradizione partenopea, teatrale e cinematografica, ovvero quella commedia napoletana da ‘neorealismo rosa’ in auge tra gli anni a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, naturalmente aggiornata e corretta alla contemporaneità. Il tutto sostenuto da attori – soprattutto teatrali - azzeccati e ben affiatati.
Quindi, una gradevole commedia per il debutto dietro la macchina da presa dell’attore Sergio Assisi (anche sceneggiatore e produttore, dal grande al piccolo schermo e ritorno) che tenta di recuperare quel sapore surreale, quasi magico, della cultura, l’arte e la tradizione napoletana dove i problemi quotidiani vengono, se non superati, alleviati da sogni e bisogni. Però “A Napoli non piove mai”, avendo come principale riferimento, conscio o inconscio, l’arte del rimpianto Massimo Troisi – ma non solo - perde colpi in partenza, anche se legato all’attualità.
La premessa: Barnaba soffre della sindrome di Peter Pan. Jacopo è vittima della sindrome dell’abbandono. Sonia, invece, subisce la sindrome di Stendhal. Dopo l’ennesimo litigio col padre, che ogni giorno gli ricorda di trovarsi un lavoro stabile e la rottura con la fidanzata che lo accusa di essere un eterno Peter Pan, Barnaba (Sergio Assisi) decide di andare via di casa. Ma l'unico a dargli ospitalità è Jacopo (Ernesto Lama), un suo vecchio compagno di scuola che è ossessionato dall’abbandono della fidanzata Marta, e che tenta continuamente, senza successo, il suicidio.
Intanto in una città del nord, Sonia (Valentina Corti), che ha appena discusso la tesi, pur di sfuggire al padre che la vorrebbe in azienda con lui, decide di accettare un lavoro di restauro in un’antica chiesetta di Napoli. Il problema, non indifferente, è che soffre della sindrome di Stendhal che la fa svenire di fronte alle opere d'arte.
Certo che San Gennaro possa fargli il miracolo di ricaricargli il bancomat, Barnaba continua a pregare il santo proprio nella chiesa dove arriva la giovane per restaurare un dipinto. L’incontro tra Barnaba, Sonia e Jacopo porterà questi tre personaggi a superare assieme le rispettive ‘sindromi’ e affrontare la vita con ottimismo e positività, come se ci fosse sempre il sole, convinti che tanto a Napoli non piove mai…
Il film, dice l’attore-autore “nasce dalla volontà di raccontare una storia semplice, che mostri il cuore e il sentimento di un Sud sempre pronto a stupire. Con tutti i suoi tesori nascosti, culturali e paesaggistici. Questa commedia racconta la filosofia di vita di un popolo, che non si arrende alle difficoltà e continua ad inseguire i propri sogni. Un popolo che ha una grande capacità di risolvere i problemi in modo originale e talvolta grottesco. Dialoghi divertenti, attuali, veloci e mai banali pongono l’accento anche sulle problematiche sociali e generazionali: scontro padre figlio, ricerca del proprio posto nel mondo, scontro tra realtà e desideri”.
Tutto vero, peccato che Assisi regista non riesca ad esprimere quella poetica tipica della tradizione che rappresenta, ma solo ad evocarla in qualche scena onirico-grottesca, grazie a quella vivacità e simpatia che trasmette sempre nelle vesti di protagonista.
Nel nutrito cast anche Nunzia Schiano (donna Concetta), Giuseppe Cantore (padre Gennaro), Giancarlo Ratti ed Eliana Miglio (genitori di Sonia), Luigi Di Fiore (professore), Sergio Solli (il padre di Barnaba), Antonella Morea (la madre), Adelmo Togliani (Crocefisso), Massimo Andrei (capoufficio Jacopo), Magdalena Grochowska (Marta), Gaetano Amato (Armando, il vicino), Benedetto Casillo (Cicerone), Antonella Romano e Lucio Caizzi (Filomena e Peppino, i portieri), Laura Schettino (Pina) e Francesco Paolantoni (il vigile del fuoco). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dall’1 ottobre distribuito da Mediterranea Productions / Cineone Distribution

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