giovedì 1 ottobre 2015

"Padri e figlie", un sobrio ed equilibrato mélo di Gabriele Muccino con Russell Crowe, Amanda Seyfried e la rivelazione Kylie Rogers

Un sobrio ed equilibrato melodramma per il quarto lungometraggio americano di Gabriele Muccino, “Padri e figlie”, da una sceneggiatura di Brad Desch, per cui il regista è stato “immediatamente colpito dalla sua forza e ampiezza di piani di racconto e la possibilità di lettura dei personaggi e delle storie che la definiscono”.
E’ la storia d’amore tra un padre e una figlia che vivono a New York, raccontata su due piani paralleli – passato e presente – tra gli anni ’80 e oggi. Jake Davis (un misurato e credibile Russell Crowe, anche produttore esecutivo), romanziere premio Pulitzer, rimasto vedovo dopo un terribile incidente stradale, lotta contro un serio disturbo mentale mentre cerca di crescere nel miglior modo possibile la figlioletta Katie (la rivelazione Kylie Rogers) di cinque anni, contesa dalla cognata.
Venticinque anni dopo, Katie (Amanda Seyfried sempre più convincente) è una stupenda ragazza di Manhattan, da anni lontana dal padre, che combatte ancora i demoni della sua infanzia tormentata e l’incapacità di abbandonarsi ad una storia d’amore, o di avere una relazione stabile. Ed è a quel punto che conosce un uomo che potrebbe essere quello giusto, e una bambina che – salvandola - potrebbe aiutarla a ritrovare se stessa. Una vicenda che probabilmente in altri mani sarebbe diventata un film strappalacrime che, invece, un maturato Muccino tiene sempre in raro equilibrio, coinvolgendo e al tempo stesso commuovendo lo spettatore senza eccessi né colpi bassi.
“Padri e figlie” si rivela infatti, secondo noi, il miglior film hollywoodiano del regista de “L’ultimo bacio” anche dal punto di vista formale e stilistico, perché riesce a esprimere sentimenti ed emozioni anche attraverso le immagini. Muccino si conferma anche un bravo regista di attori ottenendo il meglio di ognuno di loro. Dalla ben tornata Jane Fonda (l’agente Theodora) alle candidate al premio Oscar Janet McTeer (la psicanalista) e la piccola Quvhanzanè Wallis (l’orfana Lucy), già apprezzata protagonista de “I re della terra selvaggia”, e poi Octavia Spencer (Dr. Corman), Diane Kruger (Elizabeth), Aaron Paul (Cameron) e Bruce Greenwood (William).
“Credo che il film sia complesso – confessa e conclude le note di regia Muccino -, stratificato, ma anche semplice e lineare per raccontarsi sufficientemente da solo. Mi auguro che la mia passione verso il materiale, il cast e il supporto dei produttori nella realizzazione di questo progetto ambizioso, tocchi il cuore degli spettatori come ha toccato il mio e quello di tanti che vi hanno lavorato”.
E noi crediamo proprio di sì, visto che il regista romano ha lavorato con ottimi collaboratori, tra cui il direttore della fotografia Shane Hurlbut, il montatore Alexandro Rodriguez e il compositore Paolo Buonvino, autore delle musiche. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 1° ottobre distribuito da O1 per Leone Film Group in collaborazione con Rai Cinema

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