giovedì 8 ottobre 2015

"Black Mass - L'ultimo gangster" di Scott Cooper con Johnny Depp: ritratto del criminale più spietato di Boston, 'amico fidato' dell'FBI

Presentato in anteprima all’ultima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, “Black Mass - L’ultimo gangster” dell’ex attore Scott Cooper, già regista degli apprezzati “Crazy Heart” (due premi Oscar, miglior attore Jeff Bridges e miglior canzone) e “Il fuoco della vendetta” (Miglior opera prima o seconda al Festival Internazionale del Film di Roma 2013), è tratto dalla storia vera di James ‘Whitey’ Bulger, il criminale più spietato di Boston, tra i più ricercati dall’Fbi e, nel 2011, secondo solo ad Osama Bin Laden.
Ricercato per più di un decennio è stato catturato proprio nel 2011, ma il fatto assurdo è che Bulger non avrebbe mai ottenuto tanto potere se non fosse stato per il favoreggiamento dello stesso Fbi. Infatti, il film – tratto dal libro di Dick Lehr e Gerard O’Neill sceneggiato da Mark Mallouk e Jez Butterworth – illustra come un accordo tra il famigerato ‘Whitey’ (un sempre bravo e irriconoscibile Johnny Depp) e l’agente dell’Fbi John Connolly (Joel Edgerton, da “Zero Dark Thirty” a “Il grande Gatsby”) abbia permesso al gangster di costruire un vero e proprio impero criminale con totale impunità, dato che Connolly – accecato dalla propria ambizione – lo ha protetto, giustificandolo come ‘collaboratore’, ignorando il crescente numero di vittime e la scia di sangue che si lasciava alle spalle. Quindi, un dramma dal vero, duro e crudo, su potere e ambizione, legge e criminalità, amicizia e corruzione, dove tutto si mischia e si confonde, anche rapporti e sentimenti, quasi senza accorgersene o senza voler vedere quando si sta superando ogni limite.
“John Connolly conosceva Whitey – afferma Cooper, regista e produttore – e suo fratello Billy Bulger (poi diventato senatore ndr.), fin da quando erano bambini: sono cresciuti insieme nella piccola enclave di South Boston (negli anni ’70 ndr.), chiamata ‘Southie’. Questa storia mi interessava proprio per il legame tra questi due fratelli, così diversi tra loro, e John Connolly, che ha capito il potere del clan Bulger che aveva da sempre riverito. Connolly alla fine non ha ostacolato la frenesia omicida di Bulger nella città per entrare nelle grazie di Whitey, e per riconoscenza nei confronti dello stesso che lo aveva salvato durante una rissa in un parco giochi quando erano bambini”.
Una sorta di melodramma thriller a tinte forti – ma forse troppo freddo per emozionare fino in fondo –, seppur di ottima fattura che poggia soprattutto su un cast d’eccezione, di cui fanno parte anche Benedict Cumberbatch (Billy Bulger), lanciato da “The Imitation Game”; Rory Cochrane (Steve Flemmi), Jesse Plemons (Kevin Weeks), della serie televisiva “Fargo”; Kevin Bacon (agente Fbi Charles McGuire; W Earl Brown (John Martorano); David Harbour (agente Fbi John Morris), Dakota Johnson (Lindsey Cyr ex fidanzata e madre dell’unico figlio di Whitey), figlia di Melanie Griffith e Don Johnson, lanciata da “Cinquanta sfumature di grigio”; Julian Nicholson (Marianne Connelly), da “I segreti di Osage County”; Corey Stoll (procuratore federale Fred Wyshak), visto in “The Bourne Legacy”; Peter Sarsgaard (Brian Halloran), da “Boys Don’t Cry” a “Blue Jasmine”; Adam Scott (agente Fbi Robert Fitzpatrick e Juno Temple (Deborah Hussey, figliastra e amante di Flemmi).
Il direttore della fotografia è Masanobu Takayanagi (da “Il lato positivo” a “Il fuoco della vendetta”); la scenografia di Stefania Cella (“La grande bellezza”), il montaggio di David Rosenbloom (da “Insider” di Michael Mann al precedente film di Cooper); i costumi di Kasia Walicka Maimone (da “Amelia” a “Moonrise Kingdom”) e le musiche di Tom Holkenborg (“Mad Max: Fury Road” e l’imminente remake di “Point Break”). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale dall’8 ottobre distribuito da Warner Bros. Pictures

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