giovedì 8 ottobre 2015

"The Program" di Stephen Frears con Ben Foster, la storia del più grande imbroglio di tutti i tempi

Stephen Frears, autore e regista, spesso pende da una parte, a volte dall’altra. Infatti, stavolta più che l’autore britannico di “My Beautiful Laundrette” e “Prick Up – L’importanza di essere Joe” (per stare ai primi film), ci troviamo di fronte al regista di sicuro mestiere di “The Queen” e “Philomena”, grandi ritratti ispirati a storie vere. Però meno incisivo e più didascalico.
Sulla scia del biopic e sviluppato come un dramma thriller, “The Program” affronta un altro personaggio contemporaneo controverso come Lance Armstrong che si è rivelato protagonista del ‘più grande imbroglio di tutti i tempi”. Ispirato al pluripremiato libro di David Walsh, “Seven Deadly Sins – My Pursuit of Lance Armstrong” (Sperling & Kupfer), il film racconta la vera storia dell’ascesa e della caduta di uno dei più celebri pluricampioni del Tour de France, tra pubblico e privato, anzi soprattutto privato.
Perché la vita di Lance Armstrong era quella di ‘un eroe da favola’: nel 1993, il ventunenne Lance (sorprendente Ben Foster) debutta nel Tour de France, diventando poco dopo uno dei massimi eroi sportivi. Ma, dopo una lunga ed estenuante battaglia contro il cancro, torna alla sua carriera ciclistica nel 1999 più determinato che mai a vincere il Tour de France. E, con l’aiuto del famigerato medico italiano Michele Ferrari e del capo squadra Johan Bruyneel, sviluppa il ‘programma’ di doping più sofisticato della storia di questo sport che gli permise di dominare – insieme ai suoi compagni di squadra americani - il mondo del ciclismo, vincendo, senza precedenti, il Tour de France per ben sette volte.
Ma c’è stato un giornalista del Sunday Times, David Walsh (Chris O’Dowd) appunto, che - prima affascinato dal carisma e dal talento di Lance – ci credeva alla favola, ma poi cominciò a dubitare sul ‘più grande atleta del mondo’ chiedendosi se fosse veramente del tutto ‘pulito’. Tanto che Walsh, cercando di scoprire la verità, mise a rischio la propria carriera giornalistica, intraprendendo una guerra con Armstrong e mettendosi contro l’intera comunità ciclistica. E la battaglia costò al Sunday Times centinaia di migliaia di dollari in spese legali. Ma, alla fine, Walsh riuscì a scoprire la verità e, nonostante allora fossero poche le persone disposte a parlare, rivelò al mondo uno dei più grandi inganni della storia contemporanea.
Anche se l’idea di partenza è stata di Frears – prima scoprì il libro di Tyler Hamilton, ciclista e collega di Lance Armstrong, “The Secret Race” e poi quello di Walsh -, forse c’è poco del suo stile, anche se in realtà si tratta della storia di due uomini a confronto, il ciclista e il giornalista, che si conoscevano fin dall’esordio al Tour, quando l’aveva intervistato per la prima volta durante una partita di biliardino. Sceneggiato da John Hodge (da “Trainspotting” a “Piccoli omicidi tra amici”, entrambi di Danny Boyle), “The Program” comunque coinvolge lo spettatore perché svela un mondo nascosto, fatto di ambizione e desiderio, di verità e menzogna, spingendoci alla riflessione.
“Lance Armsgrong, osservando il mondo del ciclismo – dice Walsh -, ‘pensò che non si potesse vincere senza doping’. Quindi sia lui che i suoi compagni di squadra dovevano necessariamente farlo. Il team maschile del ciclismo statunitense, US Postal, mise in piedi un articolato programma illegale basato sull’uso di farmaci per migliorare le prestazioni fisiche. Se volevi far parte della squadra dovevi far parte del Programma.”
Nell’ottimo cast anche il francese Guillaume Canet (Dr. Michele Ferrari), Jesse Plemons (Floyd Landis), Edward Hogg (Frankie Andreu), Lee Pace (Bill Stapleton), Denis Ménochet (Johan Bruyneel), e Dustin Hoffman (Bob Hamman). La pellicola è prodotta da Tim Bevan & Eric Fellner, già realizzatori di “La teoria di tutto” e “Les Misérables”, Tracey Seaward e Kate Salomon.
Il direttore della fotografia è Danny Cohen (da “Il discorso del re” a “The Danish Girl”), lo scenografo Alan MacDonald (da “The Queen” a “Philomena”), il montatore Valerio Morelli (già assistente di Scalia, da “Philomena” a “The Martian – Sopravvissuto”), la costumista Jane Petrie (da “Fish Tank” a “’71”). Le musiche sono firmate Alex Heffes (da “L’ultimo re di Scozia” a “Un giorno a settembre”). José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale dall’8 ottobre distribuito da Videa

Nessun commento: