giovedì 8 ottobre 2015

Proibito in patria, arriva nelle sale italiane "Much Loved" del marocchino Nabil Ayouch, reduce del successo di Cannes e Toronto

Reduce del successo alla Quinzaine des realisateurs del Festival Cannes e del Toronto International Film Festival, e soprattutto dal divieto d’uscita in patria delle autorità marocchine, arriva nelle sale italiane “Much Loved”, sceneggiato e diretto da Nabil Ayouch.
Un dramma contemporaneo - sulla scia della commedia dolce-amara - che mette a nudo una realtà tanto nascosta quanto scomoda del paese nordafricano e perciò la censura ha locale sostiene che il film “offenda gravemente i valori morali e la donna marocchina oltre che l’immagine del paese”, ma in realtà perché queste donne sono prima di tutto libere e indipendenti (non hanno capi né sfruttatori), ma soprattutto perché sono delle guerriere della società di oggi e per di più nel paese più ‘occidentale’ della zona però sotto l’ombra del fondamentalismo islamico.
Infatti, le protagoniste – Noha (Loubna Abidar), Randa (Asmaa Lazrak), Soukaina (Halima Karaouane) e Hlima (Sara Elmhamdi Elalaoui), nella Marrakech dei giorni nostri, vivono di amori mercenari, fanno le prostitute, sono oggetti del desiderio. Allegre, vivaci e complici, piene di dignità ed emancipate nel loro regno al femminile, queste donne superano la violenza della società marocchina che, pur condannandole, le sfrutta, così come le loro stesse famiglie le disprezzano ma non rifiutano i loro soldi, anzi.
Le quattro donne, senza mediatori né ruffiani, fanno quello che fanno le escort nel mondo occidentale, e ci catapultano nel loro mondo notturno fatto di violenza e umiliazioni, ma anche di risate e tenerezza, di balli e canti, perché si sostengono a vicenda, lottano per la sopravvivenza nei mercati della carne corrotti e pericolosi in Marrakech come in qualsiasi altro posto del mondo.
Il sesto lungometraggio del regista marocchino – che oggi vive sotto scorta - indaga con onestà e senza retorica nel mercato dell’amore (i loro clienti sono i miliardari sauditi del petrolio, ma anche i ricchi turisti europei) e del sesso, tra fastose feste orgiastiche e locali notturni di Marrakech. Però “Much Loved” svela anche la malinconia e la solitudine dell’esistenza di queste donne, le cosiddette ‘lavoratrici del sesso’.
Ayouch ha tratto ispirazione per la storia narrata da testimonianze che ha raccolto da circa duecento lavoratrici del sesso, nel giro di un anno. “Quando ho conosciuto tutte queste giovani donne – scrive nelle note di regia -, la cosa che mi ha colpito di più è stata la loro mancanza d’amore.
Provvedono al sostentamento di intere famiglie eppure hanno sempre la sensazione di non fare mai abbastanza per poter meritare di essere amate. Poiché tutto quello che ricevono in cambio, è un giudizio, una condanna, se va bene disprezzo. ‘Per loro sono diventata una carta di credito’, mi ha detto una di loro senza apparenti emozioni. Troppo amate (da qui il titolo ndr.) da alcuni, non abbastanza amate da altri, in ogni caso mai amate come si deve”.
E poi conclude: “Avevo voglia di raccontare questa realtà, lontano dai miti. Raccontare equivale a mostrare. Tutto. Senza ritegno, senza concessioni né falsi pudori. Alzare il velo”. Perciò, infatti, alcune scene possono dare fastidio ai moralisti oppure far pensare che anche l’autore ‘sfrutti’ le sue protagonisti, ma è proprio quando noi spettatori ci sentiamo a disagio che il film raggiunge il suo scopo, spingere a ‘vedere’ e a riflettere sulla realtà che circonda il ‘mestiere più antico del mondo’. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale dall’8 ottobre distribuito da Cinema

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