giovedì 22 ottobre 2015

Un dramma contemporaneo sulla guerra quotidiana, sui rifugiati e sull'amore in "Dheepan" di Jacques Audiard, vincitore della Palma d'Oro all'ultimo Festival di Cannes

Un dramma contemporaneo sulla guerra quotidiana dell’umanità, dalla quale probabilmente è impossibile fuggire. Da quella vera, da cui scappano i protagonisti a quella di ogni giorno nella società odierna, fatta di violenza e indifferenza, intolleranza e crisi, disperazione e morte sia
in Oriente che in Occidente. Ma anche da quella realistica, esteriore, a quella interiore fatta di conflitti psicologici e sentimenti repressi, verità e menzogna, realtà e illusione. Questo è “Dheepan” di Jacques Audiard – Palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes -, ma è anche un film sull’amore che, sempre e comunque, trionfa sull’odio e addirittura sulla morte: ma fino a quando? Quell’amore che, nato dalle macerie vere o metaforiche, ci aiuta a ricostruire un’intera esistenza.
In fuga dalla guerra civile in Sri Lanka, un ex guerriero delle Tigri di Tamil e una giovane donna sola, accomunati da disperazione e paura, prendono con loro una bambina orfana per fingersi una famiglia e poter così lasciare il paese in cerca di pace e sopravvivenza in Occidente.
Arrivati come rifugiati in Francia, vanno ad abitare in una banlieu difficile dove, pur conoscendosi appena, cercano di convivere in armonia. A lui viene assegnato un lavoro da portiere in un condominio abitato soprattutto da immigrati, disadattati, trafficanti e ‘piccoli’ criminali. Lei è costretta a far da badante ad un anziano di origini nordafricane. Ma l’apparente tranquillità poco a poco svanisce perché anche tra stranieri esplodono guerre e conflitti, odi e rivalità, e loro stessi finiranno coinvolti in un pericoloso giro di traffici, sparatorie e agguati mortali.
Un dramma travolgente, toccante e potente – forse meno dei precedenti perché particolare -, sceneggiato sempre dallo stesso Audiard, Thomas Bidegain e Noé Debré, “Dheepan” (è il nome del protagonista), affronta un argomento come quello dei rifugiati sempre attuale, però racconta di un conflitto che va avanti da decenni di cui non sappiamo quasi niente, e lo fa attraverso lo sguardo degli stessi interessati.
“Non esiste alcuna rappresentazione cinematografica di questa realtà! – dichiara l’autore di ‘Sulle mie labbra’ d ‘Un sapore di ruggine e ossa’ - Cosa sappiamo noi del conflitto tamil? Noé ci ha mostrato un documentario della BBC ‘No Fire Zone’, che è peraltro di una violenza a volte al limite del sostenibile, ma che racconta la peculiarità di questo conflitto: le forze governative negoziavano sulle ‘No Fire Zones’, nelle quali si rifugiavano le popolazioni tamil. Poi queste zone venivano bombardate e le sacche di resistenza si sono in tal modo via via ridotte fino a quando i tamil non si sono ritrovati sempre più accerchiati”.
Un ritratto di persone doppiamente straniere, anzi di stranieri ed estranei, come dice l’autore di “Tutti i battiti del mio cuore” e “Il profeta”, perché il rapporto forzato nella finta famiglia pian piano diventa sempre più vero e profondo, tanto che i protagonisti finiranno per innamorarsi, nonostante l’iniziale reciproca ostilità: lui, ex soldato, non sopporta lei, una civile il cui unico obiettivo è andare a Londra e raggiungere la cugina. Infatti, la ragazzina la rimprovera: “se non vuoi fare la finta mamma fingi almeno di essere una mia sorella”.
Quindi una finta famiglia che man mano si rivelerà tale soltanto nel tragico finale e, dopo la catarsi, arriverà la pace, anzi la felicità. Perché Audiard offre un happy end a Londra che probabilmente, almeno noi lo pensiamo, si tratta di una sorta di luogo paradisiaco, non realistico, ma sognato. Visto che, fino a quel punto, lo stile - volutamente crudo e realistico - quasi documentaristico, proprio nell’epilogo svanisce. E, a proposito di una certa diversità narrativa, Audiard confessa: “E tuttavia è l'aspetto che mi ha convinto a lanciarmi in questa avventura: il fatto di dover sviluppare qualcosa nel corso delle riprese. E’ la prima volta che abbiamo deciso che sarebbe mancato qualcosa nella scrittura della sceneggiatura, che il film sarebbe stato valido solo se fosse cresciuto nella fase delle riprese. Ed è quello che è avvenuto attorno alla storia d'amore”.
L’efficace cast: Jesuthasan Antonythasan (Dheepan), non professionista, ex soldato tamil e oggi scrittore; Kalieaswuari Srinivasan (Yalini), attrice teatrale; Claudine Vinasithamby (Illayal), nonostante l’età (9 anni), già attiva sul grande schermo; i francesi Vincent Rottiers (Brahim) e Marc Zinga (Youssouf). José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 22 ottobre distribuito da Bim Film

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