venerdì 6 novembre 2015

Delude "Rock the Kasbah" di Barry Levinson con un Bill Murray manager rock in Afghanistan

Dopo una prolifica attività sul piccolo schermo, soprattutto come produttore, torna alla regia cinematografica Barry Levinson (dal premio Oscar “Rain Man” a “Disastro a Hollywood”) per una
sceneggiatura di Mitch Glazer (anche produttore), su misura del protagonista, un sempre efficace ed ironico Bill Murray. “Rock the Kasbah” parte in modo scoppiettante, ma purtroppo, man mano, prende il sopravvento la realtà che fa da sfondo alla storia e perde colpi, anzi l’equilibrio del consueto ‘dramedy’. Quindi il film funziona a metà.
Agente di musica rock, ormai sull’orlo del fallimento, Richie Lanz (Murray) convince e accompagna la sua ultima scoperta, Ronnie (Zooey Deschanel), in Afghanistan per esibirsi davanti alle truppe americane. Ma una volta arrivati a destinazione si ritroverà solo e abbandonato a Kabul, senza più un centesimo in tasca, senza documenti e senza la star fuggita col magro bottino. Ma non si
rassegna e incontra una ragazza pashtun dalla voce straordinaria, Salima (l’attrice-cantante palestinese Leem Lubany, già protagonista di “Omar”, nomination all’Oscar). Infatti, decide di farla partecipare alla versione televisiva afgana di ‘American Idol’, il famoso show ‘Afghan Star’, però non sarà facile ‘combattere’ col padre della ragazza e trafficanti, truffatori e capi villaggio, e soprattutto in uno scenario di guerra.
Da uno spunto - preso dalla realtà - degno di un vecchio film di Robert Altman (“M.A.S.H.” e simili), una commedia discontinua, perché priva della caustica comicità che un tema del genere necessita per poter, da una parte sdrammatizzare senza offendere persone e personaggi, dall’altra divertire lo spettatore con la giusta, corrosiva, ironia.
“L’idea di un ‘American Idol’ afgano, in un Paese dilaniato dalla guerra – confessa lo sceneggiatore, ex giornalista di Rolling Stone e Vanity Fair -, dove nonostante tutta la gente si incontra per guardare il programma e votare per i propri artisti preferiti mi sembrava valesse la pena raccontarla.” “E’ una commedia – ribatte Levinson – ma senza toni spiccatamente farseschi. E’ una storia che ha bisogno di credibilità e di verosimiglianza.”
Peccato che le cadute di tono e una certa retorica penalizzi il risultato finale, anche perché il personaggi di contorno restano superficiali maschere, se non macchiette. Attorno a Murray, infatti, ci recitano i poco sfruttati, la sempre sensuale Kate Hudson (la prostituta Merci), un brillante Bruce Willis (la guardia del corpo Bombay Brian), Danny McBride (Nick) e Scott Caan (Jake), figlio del celebre James e noto in televisione come co-protagonista di “Hawaii Five-0”; entrambi nel ruolo dei giovani americani ‘trafficoni’. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 5 novembre distribuito da Eagle Pictures

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