giovedì 12 novembre 2015

"Rams - Storia di due fratelli e otto pecore" di Grìmur Hakonarson: un 'dramedy' sui toni della commedia nera nel desolato nord dell'Islanda

Direttamente dall’illustre sezione Un Certain Regard dell’ultimo Festival di Cannes e proposta nella selezione all’Oscar per il miglior film straniero dall’Islanda, arriva nei cinema italiani l’opera seconda - sceneggiata e diretta da Grìmur Hakonarson (tra corti e documentari, l’opera prima “Summertime”, 2010), “Rams - Storia di due fratelli e otto pecore”.
Un dramma inedito, sui toni della commedia nera, ambientato nel desolato Nord del paese, in una campagna dove sono pochi gli accenni alla contemporaneità, dove gli unici mezzi di comunicazione col resto del paese e del mondo sono il telefono a filo, la radio e la televisione, tramite le quali si seguono le previsioni del tempo e soprattutto le notizie locali che riguardano la campagna e il gregge, visto che l’allevamento di ovini, fino alla fine del secolo scorso, ha costituito il mezzo principale di sostentamento della popolazione e una componente fondamentale della cultura contadina, non solo islandese.
Un mondo a noi estraneo, forse bizzarro, venato di humour nero, dove spesso i rapporti più importanti sono quelli con le pecore, anziché con altri animali domestici e persino con i simili, soprattutto per chi vive da solo, a contatto con un territorio reso quasi desertico dal freddo intenso, quindi, gran parte dell’anno coperto da neve e ghiaccio. Inoltre, la pellicola racconta la storia di due fratelli scapoli che, pur abitando in due case adiacenti, nella stessa fattoria di famiglia, non si parlano da 40 anni e sono addirittura rivali nell’allevamento delle pecore, appunto.
Infatti, in una valle islandese isolata (è stato girato a Bardardalur), Gummi (Sigurdur Sigurjonsson) e Kiddi (Theodor Juliusson) abitano fianco a fianco, badando al gregge di famiglia, equamente diviso. I due fratelli vengono spesso premiati per le loro preziose pecore appartenenti a
un ceppo antichissimo. Benché dividano la terra e conducano la stessa vita, Gummi e Kiddi non si parlano da quarant’anni, e quando a vincere è Kiddi, Gummi insospettito scopre che una malattia letale (la scrapie) ha colpito il gregge del fratello, minacciando gli allevamenti dell’intera vallata e denuncia il fatto. Le autorità decidono di abbattere tutti gli animali della zona per contenere l’epidemia.
Però Gummi, decide di proteggere e nascondere sette pecore e un ariete - sani - per salvare l’intero gregge. Scoperti e accerchiati dalle autorità sanitarie, i due fratelli dovranno unire le forze per salvare la loro speciale razza ovina – e se stessi – dall’estinzione. E recuperare un rapporto interrotto da decenni, forse, perché è proprio il loro mondo che sta scomparendo.
“Il film è basato in buona parte sulle mie esperienze – scrive il regista nelle note - con la popolazione e la cultura rurali in Islanda. Entrambi i miei genitori sono cresciuti in campagna e mi ci spedivano tutte le estati, a lavorare, finché non ho compiuto 17 anni. Per questo credo di avere maturato una certa conoscenza delle storie, dei personaggi e della fisionomia di quelle zone. Sono sempre stato attratto dalle storie di campagna e ‘Rams’ non è il primo film che giro in quel contesto”.
Certo, “Rams” (Hrùtar) non è un film spettacolare né destinato al cosiddetto grande pubblico, ma un ‘black dramedy’ esistenziale che ci invita a riflettere e a conoscere angoli del mondo nemmeno troppo lontani, sospesi nel tempo, dove la tecnologia non è nemmeno arrivata e in cui il freddo dell’ambiente ha congelato anche rapporti e sentimenti. Un aspro ritratto sostenuto da una coppia di grandi attori, popolarissimi in patria ma sconosciuti da noi, che dividono la scena con non professionisti del luogo dove il film è stato girato.
“… in un certo senso – prosegue il regista -, per molti islandesi le pecore restano sacre: rappresentano l’orgoglio e la tradizione nazionale. Nel corso dei secoli, gli ovini hanno avuto un ruolo chiave nella sopravvivenza del mondo agricolo islandese e sono profondamente radicati in questa terra e intimamente legati al suo spirito”. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 12 novembre distribuito da Bim Film

Nessun commento: