giovedì 10 dicembre 2015

In raro equilibrio fra commedia e tragedia, sarcasmo e ironia "Perfect Day" di Fernando Leon de Aranoa con Tim Robbins e Benicio del Toro

Lo spagnolo Fernando Leòn de Aranoa (“I lunedì al sole”) è riuscito a fare quello che il veterano Barry Levinson voleva fare di “Rock the Kasbah”, infatti con “Perfect Day”, il suo primo film internazionale in lingua inglese, la guerra viene vista in un esplosivo mix di sarcasmo e ironia, commedia e dramma, avvicinando i capolavori del genere, dal mitico “Vogliamo vivere” di Ernst
Lubitsch a “M.A.S.H.” di Robert Altman. La tragedia, in questi casi, non si può evitare – soprattutto quando è già accaduta -, ma l’ironia e il divertimento aiutano ad andare avanti, smorzando dolore e sacrificio, morte e lutti.
Film rivelazione dell’ultimo festival di Cannes (Quinzaine des réalisateurs), “Perfect Day” è ambientato in Bosnia nel 1995. La guerra è appena finita e un pugno di operatori umanitari deve rimuovere un ingombrante cadavere da un pozzo, e così evitare che contamini l’acqua del villaggio. La squadra, guidata dal carismatico Mambrù (del Toro), è formata dalla francese ingenua e idealista Sophie (Mélanie Thierry), dalla disinibita Katya (Olga Kurylenko) e dall’incontenibile B (Tim Robbins), volontario di lungo corso e allergico alle regole. Dopo una tanta rocambolesca quanto pericolosa serie di avventure, fra carcasse minate e illogiche regole (nazionali e internazionali), i quattro volontari capiranno che si tratta di una missione più
complicata del previsto, visto che si trovano in un paese in cui anche trovare una corda o un pallone può diventare un’impresa pressoché impossibile. “B, come la maggior parte degli operatori umanitari – dichiara Robbins sul suo personaggio -, ambisce all’adrenalina che si ricava dal risolvere problemi nel bel mezzo del caos. Questi uomini sono in parte pompieri e in parti pirati, con un po’ di umorismo nero qui e là per permettere allo spirito di sopravvivere”.
“Per Mambrù è l’ultima settimana sul campo – ribatte del Toro -, mentre l’idea di tornare a casa si fa sempre più vicina. Non so se smetterà di fare il suo lavoro o andrà in pensione, ma credo che non lo sappia nemmeno lui. Sembra che sia nella fase del disadattato, il che vuole dire che a volte tende a piegare le regole a suo piacimento, altre le infrange del tutto”. Una commedia inconsueta, quindi, – basata sul romanzo “Dejarse llover” di Paula Farias e sceneggiata dal regista in collaborazione con Diego Farias -, in raro equilibrio fra humour nero e speranza, dove gli antieroi si ritrovano un po’ come Don Chisciotte e Sancho Panza, e i mulini a vento sono ancora le regole militari (locali e mondiali) che gestiscono il dopoguerra in modo più assurdo di prima.
“Questo film parla di persone – scrive il regista nelle note – che affrontano il difficile compito di mettere ordine al caos. E racconta i loro tentativi quotidiani di fare una guerra nella guerra: quella contro l’irrazionalità, contro lo scoraggiamento, contro il loro stesso enorme desiderio di tornare a casa. Sono operatori umanitari. Come loro, il film usa l’umorismo per creare una distanza: i commenti più arguti, i passaggi da commedia più crudi e feroci, nonché i più disperati, spesso emergono nel bel mezzo della tragedia. Perché c’è posto sulla Terra dove ciò sia più necessario. In ‘Perfect Day’ possiamo assistere alla routine di coloro che lavorano in un posto dove niente è routine, possiamo vedere i loro punto di forza e le loro debolezze, le
decisione giuste e le avversità di ogni tipo. Senza perdere mai di vista che salvare delle vite non è qualcosa di eroico in sé. L’eroismo viene dal fatto stesso di provarci”. Tutto vero e riuscito, toccante e spassoso, e nel cast misto ovviamente spiccano due grandi attori come Robbins e del Toro che offrono allo spettatore interpretazioni davvero inimitabili, il primo – si concede ormai raramente al cinema hollywoodiano preferendo film indipendenti, impegnati e/o d’autore – offre un personaggio scintillante; l’altro – che passa dal grosso
prodotto hollywoodiano a film indipendenti, altrettanto impegnati, sono assecondati da due attrici azzeccate che li tengono testa senza mai eccellere. Completano il cast Fedja Stukan (Damir), Eldar Residovic (Nikola) e Sergi Lopez (Goyo). La fotografia è firmata da Alex Catalàn mentre le musiche originali sono di Arnau Bataller, il montaggio di Nacho Ruiz Capillas e le scenografie di César Macarròn. José de Arcangelo
(4 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 10 dicembre distribuito da Teodora Film

Nessun commento: