giovedì 3 dicembre 2015

"Un posto sicuro", opera prima di Francesco Ghiaccio, racconta la tragedia dell'amianto attraverso il tormentato rapporto tra un padre e un figlio, Giorgio Colangeli e Marco D'Amore

“Sono nato a Torino ma cresciuto a pochi chilometri da Casale – confessa il regista Francesco Ghiaccio alla conferenza stampa di presentazione, alla Casa del Cinema di Roma, di “Un posto sicuro -, dove tutt’ora risiedo, sapevo della chiusura nell’86, ma nessuno ne parlava più, ma fino ai trent’anni ne ignoravo i fatti. Ho scoperto tutto da un gruppo di persone (l’AFeVA - Associazione familiari vittime amianto ndr.) che lottava da anni per avere giustizia. Poi la
grande attenzione mediatica l’ha portato in primo piano e ho cominciato una ricerca a tappeto incontrando cento persone. La prima sensazione è di un dolore forte. I cittadini lottano a schiena dritti e non hanno mai abbassato la testa per piangere. Da qui l’esigenza di raccontare la storia di un ragazzo che deve fare i conti con la malattia del padre e dunque scopre le dimensioni del disastro, è nata da sé. E’ una storia che parla di rinascita, di vite che si rimettono in moto e danno un senso al proprio esistere, sullo sfondo di una città che cerca giustizia”.
Quindi, ancora un dramma d’impegno civile ispirato alla realtà, precisamente a quella piaga chiamata amianto - un disastro di proporzioni mondiali -, ma incentrato sui fatti di Casale Monferrato, dove la micidiale polvere ha provocato migliaia di morti e ne provocherà ancora in futuro. “Un posto sicuro”, opera prima di Ghiaccio, già premiato autore teatrale e sceneggiatore di “Cavalli”, affronta il problema attraverso il rapporto padre-figlio, racconta un’esistenza fatta di dolori e di gioie quotidiane, all’ombra lunga e minacciosa proprio dell’amianto.
Siamo a Casale Monferrato nel 2011. Eduardo (Giorgio Colangeli), ex operaio in pensione, e Luca (Marco D’Amore, anche cosceneggiatore), attore precario che fa l'animatore, sono padre e figlio, ma si sono persi da tempo. Una telefonata improvvisa li rimette drammaticamente uno di fronte all’altro, ma stavolta, lo sanno entrambi, non ci sarà una seconda chance. Intorno a loro, si agita l’intera città, in cerca di riscatto alla vigilia della prima grande sentenza sull’amianto. Il bisogno di dar voce a chi non l’ha mai avuta e l’amore per Raffaella (Matilde Gioli) daranno a Luca la forza per rinascere, lottare, raccontare una storia che appartiene a tutti, di rispolverare ricordi che tornano per farti del male o salvarti per sempre.
“Con Francesco ci conosciamo da anni – ribatte Marco D’Amore, reso famoso da “Gomorra - La serie” -, abbiamo conosciuto i fatti non attraverso la cronaca o dai processi, ma dai racconti delle persone e dagli amici di Francesco, sul pubblico che ha influito nel privato delle persone in cui spesso ci intromettevamo. Una vicenda sul diritto del popolo di decidere sulla propria sorte, per capire se sia possibile fare giustizia soprattutto per le tantissime realtà del nostro Paese. Il posto sicuro è lavoro e sopravvivenza, quindi il ‘posto sicuro’ della sicurezza”.
Poi spiega: “Dovevamo costruire un racconto di finzione intorno alla vicenda, e le biografie dei protagonisti è la somma di tutti i racconti di quelli che hanno convissuto da vicino la realtà della fabbrica. Il monologo in cui il padre ricorda la fabbrica è la trasposizione fedele delle parole dette davanti a noi da Nicola Pondrano, un vero ex-operaio dell'Eternit in prima fila nella lunga battaglia contro l'azienda”. Infatti, merito del film è farci partecipe di questa terribile scoperta, su un disastro di cui abbiamo sentito parlare, magari nei Tg, o letto sui giornali, ma che in realtà non conosciamo fino in fondo.
“Appena impari a riconoscere l’amianto – riprende l’autore – ti accorgi che è ovunque, in provincia come nelle grandi città. Era considerato un materiale eccezionale, isolante e indistruttibile, per questo l’hanno chiamato ‘Eternit’. Invece non è affatto eterno, si sfibra e rilascia nell’aria dei filamenti che respiriamo. A Casale Monferrato lo sanno bene: tutto era cominciato agli inizi del ‘900 quando la fabbrica aveva aperto i battenti e il sogno di un posto
sicuro, ben pagato, aveva travolto tutti. Verso gli inizi degli anni ’70 però tutte quelle morti tra gli operai iniziarono a non sembrare più naturali, poi il disastro iniziò a colpire le mogli degli operai, che lavavano a mano le tute da lavoro sporche d’amianto, e infine i cittadini vittime della polvere liberata dallo stabilimento così a ridosso del centro città. In tutto quasi duemila morti, uno sterminio in una città così piccola: e non è ancora finita, il picco di vittime è drammaticamente previsto per il 2020”.
iorgio Colangeli ammette che in un primo momento ha tentennato ad accettare il ruolo: “Mi sembrava addirittura scritta male, ma poi ho capito che la verità narrativa della sceneggiatura è l’esperienza umana, che si capiva anche che allora al lavoro si socializzava, che il film rappresentava un’epoca della nostra Storia. Infine, mi sono ricreduto e mi sono fatto coinvolgere da questa tragedia”.
Un dramma lucido e toccante a cui danno vita tre attori, che rappresentano tre generazioni, intensi e all’altezza del loro compito, assecondati da quelli che questa tragedia l’hanno vissuta – non ci sono comparse ma lavoratori e cittadini di Casale - e che considerano il film un’occasione di riscatto, soprattutto dopo la sentenza della Cassazione che ha annullato il maxirisarcimento di cento milioni di euro destinati alle vittime dell'amianto, precedentemente deciso in appello, perché il reato è caduto in prescrizione. Storie di ordinarie ingiustizie.
Ghiaccio conclude: “Il nostro è soprattutto il racconto di una rinascita: un risveglio che è iniziato più di trent’anni fa, quando i primi operai dissero ‘qua stiamo morendo tutti’. E così iniziarono a lottare. ‘Un posto sicuro’ non riguarda solo il lavoro o la consapevolezza di vivere in un posto sano, ha a che fare anche con la parte più segreta di noi, lì dove speri che tutto sia in ordine e che riprenda presto a splendere”. Il direttore della fotografia è Guido Michelotti, il montaggio è firmato da Chiara Griziotti, le scenografie da Carmine Guarino, i costumi da Laurianna Scimeni, il trucco da Alessandra Giacci, il suono da Roberto Mozzarelli e le musiche originali da Enrico Pesce.
“Un posto sicuro” è stato prodotto da Indiana Production e La Piccola Società con Rai Cinema, in collaborazione con Sky Cinema, con il ostegno di Film Commission Torino Piemonte, in associazione con , ai sensi delle norme sul tax credit, Stac – Società Trasporti Automobilistici Casalesi, Banca del Piemonte, Azzeroco2, con la consulenza sul tax crediti di FIP – Film Investimenti Piemonte. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale dal 3 dicembre distribuito da Parthénos

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