giovedì 21 gennaio 2016

In anteprima mondiale nei cinema italiani "Ti Guardo - Desde allà" di Lorenzo Vigas, l'intenso e abbagliante Leone d'Oro al Festival di Venezia

Approda nelle sale italiane in anteprima mondiale “Ti guardo” ovvero “Desde allà” (che sta per ‘da lontano’), una sorprendente opera prima del venezuelano Lorenzo Vigas, Leone d’Oro alla 72a. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Ma, come capita spesso, non tutti sono d’accordo con la giuria veneziana, anche perché i precedenti debutti insigniti da uno dei più importanti riconoscimenti del mondo al Lido vanno dal folgorante “L’infanzia di Ivan” del giovane Andrej Tarkovskij (1962) al sorprendente “Il ritorno” di Andrej Zvyagintzev (2003), entrambi russi.
Si tratta innegabilmente di un melodramma contemporaneo, intenso e potente, complesso e toccante, incentrato su un uomo incapace di amare, che offre all’autore l’occasione per parlare e riflettere non solo su omosessualità maschile e sul rapporto padre-figlio, ma lo fa in una società che ha dimenticato sentimenti come amore e amicizia, solidarietà e rispetto reciproco. Proprio in questo terzo millennio in cui ci sorprendiamo se scopriamo che i ragazzini si prostituiscono ‘per niente’, anzi per i più inutili ‘oggetti’ di consumo, e non solo quelli delle classi sociali più basse. Una storia – sceneggiata dallo stesso regista e tratta da un racconto del celebre collega messicano Guillermo Arriaga - dalle atmosfere che ricordano il primo Pier Paolo Pasolini (lo scrittore di “Ragazzi di vita” e l’autore di “Acattone”), che il regista ammette di considerare uno dei suoi maestri insieme al francese Robert Bresson, soprattutto quello di “Pickpocket”. Un neorealismo da terzo millennio, abbagliante e degradante, attraente e respingente al tempo stesso.
Infatti, Armando (l’inimitabile attore cileno Alfredo Castro, feticcio di Pablo Larrain) non sa amare, sfugge il contatto fisico (non ama toccare né essere toccato), si limita a ‘guardare’ i giovani che si spogliano per denaro, ma forse vorrebbe averlo quando incontra Elder, ragazzo di strada (vero, il non professionista Luis Silva al suo esordio) di Caracas. Non a caso tra loro si instaura un legame che sfugge alle definizioni e ai pregiudizi. Due mondi apparentemente in contrasto ma uniti da uno stesso tormento (la mancanza di affetto), si incontrano-scontrano in uno strano rapporto padre-figlio, in un amore proibito che nasconde un segreto… “Armando è un uomo incapace di relazionarsi con gli altri – dice Vigas, figlio d’arte, suo padre è un famoso pittore -. Il titolo in spagnolo significa ‘da lontano’ e si riferisce alla distanza tra Armando e i suoi desideri, il fatto che deve ‘guardare’ ma non ‘toccare’. Ha un significato anche nella relazione tra lui e l’uomo anziano, la sua ossessione a distanza. Mi piaceva molto l’idea di fare un film che parla di un uomo che non riesce a connettersi con il mondo che lo circonda”. E questo viene esaltato da una città protagonista sempre presente e ingombrante però fantasmagorica; spesso indefinita, sfuocata ma rumorosa (la colonna sonora sono i suoi rumori umani e meccanici ma non la musica) e caotica.
“Da quando ho realizzato il corto ‘Los elefantes nunca olvidan’ (t.l. Gli elefanti non dimenticano mai) – aggiunge l’autore -, ho studiato le conseguenze dei traumi genitoriali e questo cortometraggio parlava dei sentimenti di vendetta di due bambini, un fratello e una sorella, nei confronti del loro padre aguzzino. ‘Ti guardo’ esplora gli stessi sentimenti da un altro punto di vista: i legami tra Armando e Elder che si rafforzano grazie alla mancanza di una figura di riferimento per entrambi e la relazione tra Armando e il padre assente. Tutti questi elementi danno la composizione psicologica del film”.
“Ci sono migliaia di ragazzi come Elder – afferma Vigas alla presentazione romana – e altrettante madri che vorrebbero i figli criminali anziché omosessuali, e volevo seguire questa psicologia. Luis (Silva, il protagonista ndr.) vive in un quartiere molto pericoloso di Caracas e ha l’ambizione di diventare attore. Mi ha colpito il suo volto che esprime sofferenza e istinto animale, perciò non gli ho fatto nessun tipo di provino e l’ho convocato il primo giorno di riprese. E ho cominciato a sviluppare il personaggio con Castro che trovavo perfetto per il ruolo e mi ha dato dei suggerimenti, ma non credo sia stato influenzato dai suoi precedenti lavori. Il suo sguardo è quello del personaggio, il file rouge della storia la mancanza e la paura degli affetti. Volevo raccontarla in modo onesto, vero, autentico. Credo che nel cinema latino-americano non ci sia una ‘new wave’ ma che ci sia il coraggio e la voglia di osare raccontare il mondo, uno sguardo non recepito prima”.
Il film uscirà in Venezuela ad aprile e il regista si dichiara “eccitato dalla reazione accesa che potrà avere il popolo perché mette il dito nella piaga, affronta un argomento tabù, non ultimo l’omofobia. Ritengo molto importante – conclude - la crisi di comunicazione tra governo e popolazione, infatti, nelle varie classi sociali la polemica può accendere il dibattito che è l’unica forma per andare avanti verso il cambiamento”. Per poter apprezzare e amare questo film, bisogna lasciarsi coinvolgere poco a poco, accettare i suoi personaggi e una realtà che in fin dei conti non sono così lontani come sembrano, anzi, visto che riflette una sensazione di disagio e solitudine, di insoddisfazione e mancanza che, forse, ci appartiene a tutti.
Il direttore della fotografia è Sergio Armstrong e la montatrice Isabela Monteiro de Castro, entrambi brasiliani; i produttori Michel Franco e Gabriel Ripstein, con Arriaga, messicani; quindi si tratta di una coproduzione veramente latino-americana, visto che il regista sostiene che “è importante fare una bella squadra” per ottenere un buon risultato.
E ora, nonostante abbia avuto alcune proposte da produttori americani, ha confessato di aver già in cantiere un nuovo film con lo stesso team, “The Box”, che dovrebbe iniziare a settembre e concludere la trilogia (incluso il corto ndr.) sulla paternità e l’assenza. “Preferisco continuare con i miei progetti – chiude -, ma non sono mai a scegliere anche se la mia ossessione è il bisogno di essere genitori, anche se con mio padre – morto due anni fa – ho sempre avuto un rapporto affettuoso”. Nel cast anche Jericò Montilla (Amelia), Catherina Cardozo (Maria), Marcos Moreno (Manuel), Jorge Luis Bosque (Fernando), Felipe Masiani (Javier Marcano), Auffer Camacho (Mermelada), Ivan Pena (Yoni), Greymer Acosta (Palma), Joretsis Ibarra (Deysi) e Jeralt Jiménez (ragazzo sull’autobus). José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 21 gennaio distribuito da Cinema di Valerio De Paolis

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