giovedì 14 gennaio 2016

"La corrispondenza" di Giuseppe Tornatore, una storia d'amore dei nostri tempi ovvero sublimata dalla comunicazione supertecnologica digitale

Una storia d’amore oltre le stelle, un amore infinito nell’era di internet dove “La corrispondenza” ha ormai assunto possibilità infinite attraverso cellulari, mail, filmati, video telefonate, chat, social e chi più ne ha più ne metta, per finire nella tradizionale lettera,
quella che oggi, forse, non scrive più nessuno. Giuseppe Tornatore ritorna sull’ossessione d’amore, stavolta su una giovane donna, Amy Ryan (Olga Kurylenko), studentessa e stuntwoman, follemente innamorata ricambiata dal suo professore di astrofisica, Ed Phoerum (Jeremy Irons), un uomo che ha l’età del padre, una famiglia e che incontra raramente, ma col quale è in perenne contatto attraverso la tecnologia digitale.
Un amore così intenso da sembrare eterno, proprio come le stelle che continuano a diffondere luce anche quando ormai non esistono più da secoli. Infatti, ad un certo punto il professore sembra scomparso nel nulla, nonostante continui a ‘parlare’ con la sua giovane amante anticipandole auguri, consigli e doni, in perfetta sincronia con eventi e avvenimenti.
Dramma esistenziale sui misteri dell’amore che prende spunto da una bella idea, magari non del tutto nuova, adattandola alla nostra contemporaneità e affrontandola in una sorta di indagine/riflessione su un sentimento che appartiene a tutti e che comunque resta enigmatico, anzi criptico, senza mai darci delle vere risposte.
Una tematica che solo quindici anni fa sembrava fantascientifica – Tornatore ci aveva pensato allora però l’aveva chiusa in un cassetto – e ora è stata superata dalla realtà. Tanto da ricordarci il vecchio “Je t’aime Je t’aime – Anatomia di un suicidio” di Alain Resnais (1968), anche se lì era un gruppo di scienziati ad utilizzare come cavia un uomo con il complesso di colpa della morte dell’amata, riportandolo indietro nel tempo a rivivere i momenti felici. Qui, invece, è lei ad avere il complesso di colpa ma non verso l’amante. Certo, nella realtà di oggi avviene più spesso il contrario, cioè si tratta di amori virtuali tra partner che non si conoscono di persona, mentre tra i protagonisti del film è un amore già vissuto che viene sublimato dalla distanza e dal contatto continuo attraverso i mezzi di comunicazione digitale.
“E’ una storia d’amore dei nostri tempi – dice l’autore -. Forse vent’anni fa si sarebbe potuto classificarla come una storia di fantascienza, l’intreccio poteva sembrare qualcosa al di fuori del mondo. Ma oggi no, perché tutto ciò che vi si racconta è assolutamente realistico. E’ una storia sull’amore che non conosce ostacoli di nessuna natura, sulla forza di questo sentimento così grande e misterioso”.
Una storia che coinvolge e intriga, anche se Tornatore scopre le carte troppo presto per poi dilungarsi un po’ nelle ‘indagini’ sul meccanismo ad orologeria (davvero cronologico) della ‘corrispondenza’, ma non mancano accenni, rimandi e riferimenti che alcuni hanno trovato prevedibili e/o banali, mentre sono spesso allegorici, onirici, simbolici, addirittura spirituali o poetici. Dal cane che avvicina lei alla scultura/calco ‘mosso’ dal dolore.
Certo l’eccesso di comunicazione supertecnologica rischia – ma non riesce - di raffreddare emozioni e sentimenti, ma è soprattutto il doppiaggio (il film è il quarto girato in inglese dal regista) a non essere del tutto in sintonia con personaggi e situazioni, nonostante il sicuro mestiere di Luca Ward che è ormai da anni la voce italiana di Irons.
Nel cast anche Simon Johns (Jason), James Warren (Rick) Shauna MacDonald (Victoria), Oscar Sanders (Nicholas) e Paolo Calabresi (Ottavio, il pescatore). Le musiche di Ennio Morricone, stavolta più sobrie e sui toni dell’elettronica, accompagnano alla perfezione storia e personaggi. La fotografia, davvero multimediale, è firmata da Fabio Zamarion e il montaggio di Massimo Quaglia.
Dal film il libro omonimo di Giuseppe Tornatore (Sellerio editore Palermo) su cui dice l’autore: “Possiamo continuare a vedere le stelle morte benché esse non esistano più. Anzi è proprio la loro disastrosa fine a rivelarcele. Come la lunga corrispondenza che permette a una stella di continuare a vivere grazie allo sguardo dell’osservatore, l’amore di Ed e di Amy è un legame che sconvolge le leggi del tempo e della presenza”. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 14 gennaio presentato da O1 Distribution

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