giovedì 25 febbraio 2016

Finalmente nelle sale italiane il disturbante "Il Club" del cileno Pablo Larraìn che affronta un tema oscuro e scomodo all'interno della Chiesa cattolica. Orso d'Argento al Festival di Berlino

Ancora un dramma contemporaneo per il regista cileno Pablo Larraìn che – dopo gli anni della dittatura e del ritorno alla democrazia – nel film “Il Club” affronta un tema oscuro, scomodo, da sempre nascosto, ocultato, quasi si volesse cancellarlo per
quanto orribile, inconcepibile, ancora di più quando questo ‘peccato’ (mortale) viene compiuto all’interno della Chiesa e dove si confondono abuso (anche di potere) e tradimento della stessa fede (fiducia) e le vittime sono le più fragili e indifese (bambini e adolescenti), ma purtroppo si tratta di ‘peccati’ sempre esistiti e spesso ‘rimossi’.
Chiusi in una casa isolata in una piccola città sull’oceano quattro sacerdoti vivono insieme come in una sorta di prigione (sono 18 le regole da osservare al suo interno) per espiare i peccati commessi in passato. Vivono osservando un regime rigoroso sotto l'occhio vigile di una custode, quando la fragile stabilità della loro routine viene interrotta dall'arrivo di un quinto uomo, appena caduto in disgrazia, che porta con sé il suo passato oscuro. “Sono sempre stato tormentato dal destino di quei sacerdoti che vengono rimossi dai loro incarichi dalla Chiesa stessa, in circostanze sconosciute, e allontanati dall’opinione pubblica», spiega Larraín. “Sono cresciuto in scuole cattoliche e ho incontrato diversi preti rispettabili che hanno lavorato e vissuto sulla base di ciò che definiscono ‘il cammino di santità’,
cioè quei sacerdoti che osservano la parola di Dio e si comportano proprio come guide spirituali, uomini onesti che predicano attraverso i loro esempi. Ho anche incontrato – prosegue - sacerdoti che oggi sono in carcere, o sono sottoposti a giudizio per diversi tipi di reati. Infine, sacerdoti che nessuno sa dove siano finiti, in qualche modo scomparsi. Questi sacerdoti che si sono persi, uomini di fede e leader spirituali, non rientrano più nella sfera di controllo della Chiesa. Sono stati condotti in case di ritiro in totale silenzio. Dove sono quei sacerdoti? Come vivono? Chi sono? Cosa fanno? Questo film parla di loro, esiliati e, per questo motivo, questo film è ‘il club’ dei sacerdoti dispersi”.
Un film toccante e inquietante, amaro e coinvolgente, claustrofobico e disturbante che affronta “quelle operazioni che la Chiesa Cattolica mette in atto in modo segreto e silente – dichiara Larraìn -, i materiali ottenuti attraverso le varie ricerche sono stati raccolti con metodi inusuali, dato che internet o qualsiasi altro metodo classico erano inutili. Così abbiamo dovuto intervistare gli ex membri del clero, ex sacerdoti o operatori religiosi che ci hanno dato indizi su queste case di riposo per sacerdoti con ‘problemi’, e analizzare attentamente le ragioni per cui un sacerdote viene inviato a condurre una vita di ritiro e di penitenza. Abbiamo anche scoperto che esiste una congregazione internazionale, fondata negli Stati Uniti, chiamata ‘I servi
del Paradiso’, che negli ultimi sessant’anni si è dedicata esclusivamente a prendersi cura dei sacerdoti che non possono più esercitare per motivi diversi, considerando il fatto che la maggior parte di questi preti ha commesso dei crimini”. Non è un caso se la pellicola, nonostante i riconoscimenti della critica internazionale, da noi si è vista rimandare l’uscita da novembre a gennaio, per arrivare in sala solo ora e, in parte, trascurata anche da certa critica dell’area cattolica, al contrario de “Il caso Spotlight”, sostenuto dalle nomination e dai successivi Oscar per il Miglior film e per la sceneggiatura originale.
Il cast è composto dall’inimitabile Alfredo Castro, Roberto Farías, Antonia Zegers, Jaime Vadell, Alejandro Goic, Alejandro Sieverking, Marcelo Alonso, José Soza e Francisco Reyes. Dei suoi attori, Larraín dice: “Ho avuto il privilegio di poter contare su un gruppo di attori straordinari. Attori che ho ammirato per tutta la vita, e con molti dei quali avevo già lavorato prima. In quasi tutti i casi, la sceneggiatura che ho scritto con Daniel (Villalobos) e Guillermo (Calderón) è stata concepita avendo in mente questi attori, il che ci ha permesso di creare personaggi precisi, pericolosi, e straordinariamente misteriosi”. José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale dal 25 febbraio distribuito da Bolero Film
“Il Club” di Pablo Larrain, Orso d’Argento al festival di Berlino 2015, è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) con la seguente motivazione: “Pablo Larraín racconta ancora con drammatica potenza la storia del suo paese, il Cile, spostando l’invettiva dalla dittatura di Pinochet ai delitti della Chiesa rimasti impuniti. ‘Il Club’ è un film frontale, disturbante e feroce, non privo di un’ironia grottesca, in cui rientrano memoria, giudizio, militanza politica ed estetica, verità e menzogna. Il suo sonoro ipnotico produce una litania spietata, un requiem in cui viene seppellita ogni possibilità di rinascita”.

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