mercoledì 16 marzo 2016

Dal piccolo al grande schermo, approda il trio comico sardo 'Pino e gli anticorpi' nella commedia surreal-demenziale "Bianco di Babbudoiu"

Approdano sul grande schermo “Pino e gli anticorpi”, un trio comico sardo ‘multimediale’, con una commedia surreale-naive, sulla scia del demenziale mediterraneo, sceneggiata e interpretata da Michele Manca, Stefano Manca e Nicola Alvau, ovvero “Bianco di Babbudoiu”, diretto da Igor Biddau, amico e fedele ‘collaboratore’ della ‘band’ fin dall’infanzia. Michele, Stefano, la sorella Giusy (interpretata da Caterina Murino) e il marito Roberto, eredi delle tenute Babbudoiu - l'azienda vinicola fondata dal padre (‘babbudoiu’ in dialetto sardo significa, appunto, babbo tuo) – devono, da un giorno all’altro, trovare
300mila euro in 15 giorni se vogliono salvarsi dal fallimento. Ma non sarà facile dover restituire i soldi alla banca e tenteranno qualsiasi cosa per racimolare ad ogni costo la somma, in un susseguirsi di disperazione, malintesi, comicità, equivoci e situazioni rocambolesche, fin quando non saranno costretti a scommettere sull’unica carta rimasta, sotto un pregiato vino rosso, pressoché dimenticato: "Bianco di Babbudoiu", appunto, cosiddetto per uno sbaglio sull’etichetta. I tre ragazzoni terribili sardi – particolare non indifferente dato che i comici dell’isola che arrivano prima in televisione e poi al cinema si contano sulle dita di una mano - provengono però dal palcoscenico e della televisione (da “Zelig” a “Colorado”), al
contrario degli ultimi arrivati dal web e youtube, e dopo la clamorosa accoglienza al recente Festival di Sanremo, hanno fatto il grande salto al cinema con una commedia ‘local’, magari non esilarante e con un ritmo non ancora giusto, ma gradevole e ben costruita che diventa ‘universal’. Il tutto nonostante la Sardegna da cartolina (ma se lo merita) messa in risalto da una buona ambientazione. “In questo momento la comicità sta andando bene – esordisce Stefano alla presentazione stampa romana alla Casa del Cinema – e non bisogna abbassare il tiro”. “Abbiamo cominciato proprio in cantina, tra un bicchiere e una battuta – ribatte Michele – perché papà ha un vigneto ma fa molto poco vino, produce un centinaio di litri”.
“La storia può appartenere ad una tipica azienda italiana – precisa Stefano -, l’unica differenza la fa la deficienza dei tre personaggi che producono il vino. E poi, proprio il vino, ci sembrava un tema universale”. “Il vino è caratteristico della Sardegna – aggiunge Michele –, ma anche mondiale”. “E’ un rischio assoluto – dice Dario Cassini (bravo caratterista soprattutto nelle fiction, anche in “Don Matteo”) nel doppio ruolo di un dirigente bancario e di un usuraio –, ma mi sembra divertente mostrare che l’usuraio è più chiaro e onesto del direttore di banca, non so se questo sia un appunto polemico, ma visto che se versi i soldi in banca ti danno il 2% se te li danno loro ti chiedono il 15%... Non a caso, i tre soci-amici se li devono trovare da soli”.
E a proposito di riferimenti e citazioni, dallo spaghetti western all’ormai mitica ‘commedia all’italiana, il regista Biddau spiega: “Fa piacere che qualcuno se ne accorga, perché l’idea del film parte da lontano, era rimasto in un cassetto e rischiava di finire nel cassonetto. La scena dei palloncini (che fa ‘volare’ in aria la macchina ndr.) è un’idea di Michele, un momento tipico da clown alla ricerca di un attimo di surreale poesia. D’altra parte lui ha studiato e colleziona fumetti, io, lui e Stefano siamo cresciuti insieme e studiato scenografia, e la nostra ambizione era il cinema. Però nel film ci sono altri momenti surreali e citazioni consce e inconsce”. “La collezione di Alan Ford (nella scena del negozio per collezionisti ndr.) è la mia – conferma Michele – e in realtà è completa”.
Sul cast è Stefano a chiarire: “Caterina Murino, attrice molto brava e seria, ha accettato di interpretare la sorella che non sa parlare lingue straniere (fa da guida e pr dell’azienda ndr.) per dare un tocco comico al personaggio, mentre lei in realtà ne parla più di due. E non solo, doveva agire in mezzo a due fratelli e un cognato. Mentre non ci spieghiamo ancora – precisa il ‘silenzioso’ Roberto - come un capostipite comico sardo come Benito Urgo, abbia accettato di fare un cameo. Per noi è stato un onore perché siamo cresciuti con le sue battute e la sua comicità” Infine spiegano che non volevano lanciare nessun messaggio, ma che poi è venuto da sé: “Perché il vino è veramente buono”, afferma Michele, e Stefano aggiunge: “I nostri personaggi vengono salvati dalla qualità, dal buon vino davvero, non quello di massa che vogliono vendere ai cinesi”.
Il musicista ‘svedese’, che nel film deve fare un concerto, è davvero biondo e con gli occhi azzurri e collabora col gruppo da tanti anni: così Manuel Rossi Cabizza è diventato Lars Manuelsson. Nel cast anche Marco Bazzoni, Francesca Rossi, Valeria Graci, Domenico Raffaele, Carlotta Bazzu. La fotografia è firmata Ivan Rossi, il montaggio Yure Vuletic. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiano dal 17 marzo distribuito da Lucky Red

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