giovedì 24 marzo 2016

Ennesima, ma fedelissima, versione svizzera dei celeberrimi romanzi di Johanna Spyri, "Heidi" di Alain Gsponer con il grande Bruno Ganz e la rivelazione Anuk Steffen

Ennesima ma non ultima, fedele, trasposizione cinematografica dei celeberrimi romanzi di Johanna Spyri, adattati e sceneggiati per l’occasione da autori contemporanei che però la riportano alle atmosfere originali dei libri. Stavolta per “Heidi”, la sceneggiatrice Petra Volpe e il regista Alain Gsponer sono tornati a studiare per lungo tempo (l’idea era nata addirittura nove anni fa) i due romanzi che hanno ormai oltre centoquarantacinque anni, visto che erano stati scritti nel 1879 e 1880, per ‘rinfrescare’ vicenda e personaggi che sono state influenzati dalle diverse
versioni viste sugli schermi da oltre un secolo, da quella hollywoodiana degli anni Trenta con Shirley Temple alla famosa serie di cartoni animati televisivi firmata dal maestro Hayao Miyazaki, passando per quella svizzera doc del 1952 che come ricorda uno dei produttori, Reto Schaerli, era “pesantemente influenzata dall’atmosfera del dopoguerra e da come la Svizzera era percepita dagli altri Paesi. Su questo piano si distaccava molto dal romanzo. La Spyri era molto più ambivalente. E dava molto più credito ai bambini, i suoi personaggi sono pieni di forza
emotiva. Nel libro aveva descritto i personaggi e la loro epoca in modo molto serio, ma di questo aspetto non ne è rimasta traccia in nessuno dei film contemporanei per bambini girati in lingua tedesca (il film è una coproduzione svizzero-tedesca ndr.). Noi abbiamo deciso di restare più fedeli al romanzo tenendo conto di tutti questi aspetti. Avevamo quindi un’idea molto precisa e chiara sulla quale basare il nostro lavoro: dovevamo semplicemente far sempre riferimento al libro”.
Chi finora ha visto una delle tante versioni cinematografiche e televisive troverà sicuramente interessante il nuovo film che ripropone una storia conosciuta universalmente, ma da un punto di vista nuovo per chi non ha mai letto il romanzo perché personaggi e ambienti sono quelli autentici, né addolciti né sofisticati.
Rimasta orfana, la piccola e un po’ selvaggia Heidi (Anuk Steffen) viene costretta dalla zia a restare dal nonno Almohi (il grande Bruno Ganz), un vecchio eccentrico che vive isolato da tutti e da tutto in una baita sulle montagne svizzere e che, all’inizio persino la rifiuta. Però, superato l’incontro-scontro iniziale, Heidi trascorrerà i giorni più felici della sua infanzia insieme al nonno e al suo nuovo amico Peter (Quirin Agrippi), occupandosi delle capre e godendo la libertà del paesaggio alpino, almeno finché la zia Dete (Anna Schinz) non deciderà di portarla
dal ricco signor Sesemann (Maxim Mehmet) e farla diventare una compagna di giochi per Klara (Isabelle Ottmann), la figlia dell’uomo, costretta su una sedia a rotelle. E in questo modo, la ragazzina potrà imparare a leggere e a scrivere sotto la supervisione di una severa governante, la signorina Rottenmeir (Katharina Schuttler). Nonostante le due ragazzine diventino presto amiche, e la nonna di Klara (Hannelore Hoger) faccia nascere in Heidi una vera passione per i libri, la nostalgia per le montagne, per il nonno e per Peter diventa ogni giorno più forte… Me nessun problema, Heidi ci riuscirà a tornare e ospiterà anche l’amica Klara.
Un gradevole spettacolo avventuroso-sentimentale destinato alle famiglie senza melassa né lacrime ma con piccoli grandi sentimenti ed emozioni tipici del genere, perché universali e senza tempo, e soprattutto non possono essere sostituiti dalle nuove tecnologie né dagli effetti speciali digitali. José de Arcangelo
(2 1/2) Nelle sale italiane dal 24 marzo distribuito da Lucky Red

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