giovedì 24 marzo 2016

Un episodio tabù per la Danimarca della fine della Seconda guerra mondiale, tra sete di vendetta e sentimenti umani "Land of Mine - Sotto la sabbia" di Martin Zandvliet con l'ottimo Roland Moller

Un altro episodio sconcertante della Seconda guerra mondiale, presto dimenticato anzi considerato tabù soprattutto in Danimarca (ma anche in Inghilterra), e altrettanto importante, in questo acclamato film danese, “Land of Mine - Sotto la sabbia”, scritto e diretto da Martin Zandvliet, che riflette su fatti realmente accaduti e invita lo spettatore a fare altrettanto su quanto sia
facile passare da vittima a carnefice perché difficile è dimenticare gli orrori del nazismo e placare la sete di vendetta, alimentata da ogni conflitto nazionale o internazionale. Anche perché sono pochi i film che descrivono il periodo successivo al conflitto e all’occupazione tedesca durante la guerra. Allora, dopo sei anni di guerra e terrore, i confini tra bene e male, giusto e sbagliato vennero addirittura sradicati. Ed in primo piano ci furono i processi e le condanne per i crimini di guerra e non, infatti il più celebre resta “Vincitori e
vinti” (Judgment at Nuremberg) di Stanley Kramer (1961) oppure quello, visto per la prima volta in mondovisione, ad Adolf Heichmann, recentemente ricostruito nel dietro le quinte per il grande schermo da “The Eichmann Show” di Paul Andrew Williams. Il fatto: nei giorni che seguirono la resa della Germania nazista nel maggio 1945, i soldati tedeschi in Danimarca furono deportati e vennero messi a lavorare per quelli che erano stati i loro prigionieri.
La Convenzione di Ginevra del 1929 vieta di obbligare i prigionieri di guerra a svolgere lavori forzati o pericolosi. Tuttavia è evidente come le autorità britanniche e danesi abbiano deliberatamente modificato la formulazione del testo da ‘prigionieri di guerra’ a ‘persone volontariamente arrese al nemico’, al fine di eludere le regole della convenzione. Molti soldati tedeschi, obbligati a disinnescare più di due milioni di mine lungo la costa danese, erano semplicemente dei ragazzi, avevano dai 15 ai 18 anni di età, dato che - vicini alla disfatta - i nazisti arruolarono e mandarono al fronte persino gli adolescenti.
Non a caso, il regista ne fa un racconto lucido e delicato, sul desiderio di vendetta degli ufficiali danesi, ma – attraverso il personaggio del sergente Carl Rasmussen (sorprendentemente bravo Roland Moller che offre tutte le sfumature del caso) – anche del ritrovamento del senso di umanità di un popolo dilaniato dalla guerra. L’ufficiale pian piano instaura un rapporto addirittura paterno con questi ragazzi, cercando di evitare il peggio e inimicandosi persino gli stessi ufficiali danesi – inclusi gli abitanti della zona – che vorrebbero che questo gruppo di ragazzi scomparisse durante il micidiale compito.
Infatti, finora, gli eventi che ruotano attorno alla pulizia delle spiagge della Danimarca sono considerati tabù nella storia moderna. Il processo di sminamento, durato cinque mesi, ha causato più vittime di tutto il periodo dell’occupazione tedesca nel paese scandinavo. L’idea di utilizzare i prigionieri di guerra tedeschi per svolgere questo pericoloso compito arrivò dall’autorità britannica, ma fu messa in pratica senza obiezioni da parte dell’amministrazione danese. La Brigata danese fu incaricata di dirigere e gestire l’intera operazione.
Nell’ottimo cast anche Mikkel Boe Folsgaard (capitano Ebbe) e i giovanissimi Louis Hofmann (Sebastian Schumann), Joel Basman (Helmut Morbach), i fratelli Emil & Oskar Belton (Ernst & Werner Lessner), Oskar Bokelmann (Ludwig Haffke), Leon Seidel (Wilhelm Hahn), Karl Alexander Seidel (Manfred), Maximilian Beck (August Kluger), Rodolf Selke (August Carter). José de Arcangelo (4 stelle su 5) Nelle sale dal 24 marzo distribuito da Notorious Pictures
HANNO DETTO NEGLI STATI UNITI D’AMERICA “Un film potente e raffinato” (Variety) “Commovente e totalmente coinvolgente, vale assolutamente la pena guardarlo; un’opera davvero elegante e molto molto intensa” (The Hollywood News) “Un viaggio emozionante, un’interpretazione intensa” (The Hollywood Reporter) “Un film bellissimo. Da togliere il fiato. Zandvliet ha fatto con la sabbia ciò che Steven Spielberg ha fatto con l’acqua” (The Washington Post)
“Tra i dieci migliori film di quest’anno” (LA Weekly) “Un film davvero meraviglioso, fatto con molta cura, pieno di umanità e di grande suspense. Ogni volta che uno di quei ragazzi si mette a cercare una mina io devo chiudere gli occhi” (NY Observer) “Impressionato da un film così potente. Diretto magistralmente, la recitazione è fuori dal comune, proprio su un altro livello” (Empire Magazine) “E’ un aspetto davvero strano, provare empatia per quei poveri soldati nazisti. Mi è piaciuto moltissimo questo film” (The New York Times)

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