giovedì 10 marzo 2016

"Forever Young" di Fausto Brizzi, mette sul mirino una generazione che si rifiuta di invecchiare ad ogni costo. Con Teocoli, Ferilli, Lillo, Ranieri

Una gradevole commedia corale su chi si rifiuta di crescere firmata Fausto Brizzi con sana, ma poco corrosiva, ironia e all’insegna della leggerezza: “Forever Young”, sceneggiato con Marco Martani e Edoardo Falcone.
Quindi, mirino puntato su quelli che si rifiutano di invecchiare, ovviamente non su quelli che si ‘sentono’ giovani dentro, ma quelli che vogliono restare giovane fisicamente, superando ogni limite. Se oggi nessuno insegue più un sogno, un ideale o banalmente i soldi, molti (Brizzi sostiene addirittura ‘tutti’) sono alla ricerca della giovinezza perduta. Ovvero, se sei giovani sei ‘in’, se sei vecchio sei ‘out’.
Storie incrociate per caso o per forza. Infatti, nell’Italia di oggi, un gruppo di amici e/o conoscenti, sono alla disperata ricerca del modo e del corpo giusti per restare giovani. L’avvocato Franco (bentornato sul grande schermo Teo Teocoli) è un adrenalinico sessantenne, sfegatato praticante di sport, fra tennis e maratona (il suo forte). Ma la sua esistenza viene sconvolta quando scopre che sta per diventare nonno grazie alla figlia Marta (Claudia Zanella) e al genero Lorenzo (Stefano Fresi in ascesa) e, soprattutto che il suo fisico non risponde come una volta. Angela (Sabrina Ferilli), estetista sulla soglia dei 50, ha una relazione col ventenne
Luca (Emanuel Caserio), osteggiata dalla madre di lui, Sonia (Luisa Ranieri), che prima la spingeva a trovarsi un toy boy. Diego (Lillo Petrollo, ormai senza Greg), Dj radiofonico di mezz’età, deve fare i conti con gli anni che passano e, soprattutto, col nuovo, giovanissimo e agguerrito rivale (Francesco Sole). Il cinquantenne Giorgio (Fabrizio Bentivoglio) ha una giovanissima compagna, Marika (Pilar Fogliati), che potrebbe essere sua figlia, ma la tradisce con una coetanea, Stefania (Lorenza Indovina). Sarà costretto a scegliere.
“Mi è bastato guardarmi intorno, i Forever Young sono ovunque – esordisce Brizzi alla presentazione stampa seguendo la traccia delle note di regia -, sono dei vampiri, ho cercato di essere cattivissimo perché sono veramente pericolosi; non esistono più gli adulti, esistono i giovani e ‘i finti giovani’. La nostra epoca sarà ricordata per l’estinzione dei nonni – dovrebbero badare ai nipotini anziché ai pilates -, degli zii, delle mamme e dei papà. Quantomeno per la loro trasformazione”.
“Mi viene naturale essere immaturo – ribatte Lillo -, ma la casa del film è la sua (riferendosi a Brizzi), non penso di essere un cinquantenne. Il mio hobby è dipingere soldatini in miniatura, ma appena mia moglie esce, mi metto a giocare”. “Non mi sembra di essere una ‘forever young’ – dichiara Lorenza Indovina, ma il suo è l’unico personaggio ad accettare la sua età -, farò 50 a ottobre, mi prendo cura di me stessa per stare bene”.
“Nemmeno io mi sento ‘forever young’ – ribatte Bentivoglio -, sono abituato a incontrare le fidanzate dei figli maschi in cucina, ma non mi sembra”. “Non lo sono neanch’io, ma ho 42 anni – si giustifica Fresi -, sto benissimo se penso di averne cinquanta, credo di poter durare”. “Non possiamo avere paura dei cinquantenni – afferma Francesco Sole -, anzi Lillo mi ha aiutato. La paura mi prende quando mia madre e mia nonna si approcciano alla tecnologia, o le litigate su whatsapp. E non le voglio averle tra gli amici del web. Io mi sono fatto tatuare ‘Forever Young’ sul braccio perché, da youtube arrivare a far parte del film, è stata una grande emozione”.
“Sono il più vecchio perché ne ho 71 – afferma Teocoli e non li dimostra -, mi tiene giovane il lavoro perché mi piace e mi rende tanto felice. A me basta la famiglia, mia moglie e tre figlie, non sono nemmeno spensierato, giro per teatri, sono sempre magro, tengo sotto controllo la questione salute e basta. Non ho fatto cinema, forse, per non dovermi alzare alle sei del mattino o perché non avevano fiducia in me, mi consideravano scorretto e poco affidabile. Sono stato
sempre coerente, tranquillo, giovanile per migliorare la famiglia e la vita. Non bisogna esagerare, vedete Lillo è già rovinato. Viva Forever Young”. “Io invece – riprende Brizzi - appartengo alla categoria dei finti giovani (l’aggravante è che in Italia resti ‘un giovane regista’ quasi in eterno), posso permettermi di prenderla in giro. E posso anche non cercare necessariamente l’happy end come spesso ho fatto nelle favole romantiche precedenti (da “Notte prima degli esami” a “Indovina chi viene a Natale?”, passando per “Ex”,
“Maschi contro femmine” e viceversa ndr.). E’ il mio primo film di satira di costume, direi quasi una commedia all’italiana se il termine non fosse abusato. Certamente, lo dico sottovoce e senza voler fare paragoni, avevo in testa i risiani ‘Mostri’ e ‘Il sorpasso’ quando scrivevo con Martani e Falcone. I Forever Young sono irrecuperabili, disposti a tutto, si annidano nei circoli sportivi, nelle discoteche, nei centri commerciali. Li riconosci facilmente: sono vestiti e si comportano da giovani. Ecco, i giovani. Il film è pieno di giovani veri. Anzi, credo che il pubblico principale del film sia proprio composto dai figli di questi ‘mostri’ che potranno
finalmente ridere dei loro genitori. Avrei potuto intitolarlo ‘Giovani contro finti giovani’ se non avessi già abusato del conflitto in alcuni titoli precedenti. E poi ‘Forever Young’ per la mia generazione è un logo immediatamente evocativo. Qui la hit degli Alphaville è rigenerata da Nina Zilli che ha cantato una versione rarefatta e, secondo me, modernissima”. Quasi tutto vero, visto che la commedia risulta piacevole e divertente, senza raggiungere i livelli di cinismo e cattiveria di Risi e Monicelli, tanto che i personaggi risultano addirittura simpatici, magari da ‘assolvere’, ma gli attori sono affiatati al punto giusto e danno il meglio di loro stessi. E ci sono due camei, davvero esilaranti, di Nino Frassica e Riccardo Rossi.
E sulla possibilità di un seguito o serial dal film, il regista afferma: “Una serie verrebbe benissimo perché il tema è di oggi e serializzabile, visto che ci sono tanti ragazzi e genitori così, e la famiglia è l’antidoto. In questo periodo ci sono buoni film italiani in sala. Il cinema dipende molto dalla sceneggiatura, si fa con buoni copioni, segno che finalmente si punta di nuovo sulla sceneggiatura”. La fotografia è firmata da Marcello Montarsi, il montaggio da Luciana Pandolfelli, la scenografia di Stilde Ambruzzi, i costumi da Elena Minesso e le musiche di Bruno Zambrini. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 10 marzo distribuito da Medusa

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