giovedì 17 marzo 2016

Frankenstein Story, ovvero la storia del "mad doctor" per eccellenza sul grande schermo in centinaia di versioni in tutto il mondo

Gli scienziati pazzi – i cosiddetti ‘Mad Doctors’ - del cinema, arrivano sul grande schermo proprio sulla spinta del romanzo "Dottor Jekyll e Mr. Hyde" di Robert Louis Stevenson, seguito a distanza ravvicinata dal dottor "Frankenstein" di Mary Shelley. Nato nell'epoca del decadentismo, quando il gotico (a cui appartiene il libro della Shelley) diventa esasperatamente romantico,
sia Jekyll che Frankenstein sono alle prese, infatti, con la scienza. Lo scetticismo vittoriano e la paura del progresso - tanto sconosciuto quanto imprevedibile - vedono nella scienza il Male; la sfida e il rischio come autodistruzione. Sarà perché allora la teoria darwiniana aveva fatto - o rischiava di fare - crollare il mito dell'uomo 'creatura di Dio', tanto da sembrare impossibile accettare, mai e poi mai, il fatto che fosse nato ed evoluto dalla 'bestia', dalla scimmia. Ed è ancora peggio se è lo stesso uomo a cercare di sostituirsi a Dio - come fa Frankenstein - per 'creare' un nuovo essere, quella stessa creatura che - nella settima arte - gli scippò, senza complimenti, persino il nome.
Ad arrivare prima di tutti sullo schermo è stato proprio Jekyll che sin dal muto ebbe diverse versioni, anzi fino ad oggi se ne contano oltre un centinaio in tutto il mondo - senza considerare i numerosi cortometraggi anche amatoriali - e, quindi, parlano tutte le lingue del mondo, o quasi. La prima trasposizione del romanzo di Mary Shelley è quella della Edison, diretta da J. Searle Dowly nel 1913, con Charles Ogle, sequita da "Life Without Soul" (1915) di Joseph W. Smiley con Percy Standing nel ruolo della creatura che - si dice - sia stata la più fedele, e un'altra italiana, "Il mostro di Frankenstein" (1920) di Eugenio Testa
con Luciano Albertini (il dottore) e Umberto Guarraccino (il mostro). Per la versione del 1932, ovvero la più famosa, sceneggiata e diretta da Robert Florey, dal testo teatrale di Peggy Webbling, è stato fatto un provino addirittura a Bela Lugosi (diventato invece il più celebre Dracula dello schermo e divo del genere per la specializzata Universal). Ma l'attore di origine ungherese rifiutò la parte, così come Bette Davis quella della fidanzata dello scienziato, e la regia fu affidata infine a James Whale, mentre per il ruolo del 'mostro' fu stato scelto Boris Karloff che in quei panni (e poi anche in quelli della "Mummia") divenne famoso in tutto il mondo.
Victor Frankenstein - in quanto vero 'scienziato pazzo' - è stato interpretato da anonimi caratteristi finché Peter Cushing, alla fine degli anni Cinquanta, guidato dal fedele Terence Fisher, non offrì al personaggio la sostanza, la profondità e la verità del ruolo originale, il medico chirurgo riformatore. Anche se, come di consueto, è stata la sua creatura (Christopher Lee) ad avere la meglio sul pubblico.
Apparsa sul grande schermo quando era già in vigore il cinema sonoro, la 'creatura' sbancò il botteghino con la fisionomia e il volto truccato, con le famose 'cuciture, la vite e i bulloni al collo', di Karloff, dando origine ad un vero e proprio filone. Ecco i titoli più conosciuti: "La moglie di Frankenstein" (1935), inteso ormai come 'creatura', "Il figlio di F." (1938), "F. contro l'uomo lupo" (1943), per ritornare sul grande schermo nella sua patria d'origine (l'Inghilterra) con "La maschera di F." (1957), "La vendetta di F." (1958), "La maledizione di F." (noto anche come "La figlia di F.", 1966), "Distruggete F.!" (1969) e
"F. e il mostro dell'inferno" (o "La creatura di F.", 1973), tutte dirette da Terence Fisher e interpretate dal 'dr.' Peter Cushing, mentre Christopher Lee, appare solo nella prima pellicola della serie Hammer, la celebre casa di produzione horror britannica. Però il personaggio della Shelley ha ispirato tanti registi fra trasposizioni, variazioni e parodie. Una delle ultime e, forse, la più fedele è quella di e con Kenneth Branagh, dove l'attore inglese si è riservato la parte del dottore offrendo a Robert De Niro quello del 'mostro'. Le più recenti variazioni sono proprio il “Frankenstein” di Bernard Rose (ora nelle sale italiane),
dove il ‘mostro’ non è creato con parti di cadaveri né da sperimenti genetici ma dalla stampante 3D, e “Victor: la storia segreta del dott. Frankenstein” (Victor Frankenstein) di Paul McGuigan, sceneggiata da Max Landis, con James McAvoy nel ruolo del dottore, l’ex ‘Harry Potter’ Daniel Radcliffe, in quello di Igor (la storia viene raccontata dal suo punto di vista), e Spencer Wilding nella parte della creatura (al cinema in Italia dal 7 aprile). La parodia più bella e gustosa è quella firmata Mel Brooks, "Frankenstein Junior" che è anche un vero e proprio omaggio a tutto il cinema dell'orrore degli anni Trenta, firmato Universal.
Ma non è da disprezzare, nemmeno la commedia "Il cervello di Frankenstein" di Charles Barton (1948), con la coppia comica Gianni e Pinotto (Abbott e Costello) e lo stesso Karloff. Il duo poi affrontò nelle sue avventure cinematografiche, quasi tutti i personaggi del genere: dal Dottor Jekyll, appunto, alla Mummia. Ma anche Paul Morrissey - fedele allievo e amico di Andy Warhol - con il nostro Anthony "Margheriti" Dawson, si cimentò con il
personaggio della Shelley girando proprio in Italia "Il mostro è in tavola... Barone Frankenstein" (Flesh for F., 1974) con Joe Dalessandro e Udo Kier; e il francese Alain Jessua - già autore de "L'uomo che uccideva a sangue freddo" - firmò "Frankenstein '90" con Eddy Mitchel nella parte della creatura. Comunque sarebbe impossibile ricordare tutte le pellicole a lui ispirate. I "mad doctors", comunque, non sono solo Jekyll e Frankenstein ma, sulla loro scia, nacquero a centinaia. Come accennavamo prima, molti personaggi dell'espressionismo tedesco prendevano spunto da loro, anche quando non erano proprio dei medici né scienziati, erano sempre geni del male che avevano a che fare con la scienza. Quella del 'dottor Caligari' era la visione di un folle: chi ha ragione il paziente o lo psichiatra? Caligari esiste? E se esiste non potrebbe essere lo stesso psichiatra?
Indimenticabile "La jena" o "L'uomo di mezzantotte" (The Body Snatcher) di Robert Wise (1945), da un racconto-scandalo dello stesso Stevenson ispirato a un fatto di cronaca, con Boris Karloff e Bela Lugosi. Il medico, anzi il profesore MacFarlane, per i suoi studi di anatomia, ha bisogno di cadaveri 'freschi'. Il suo vetturino glieli procura ma finisce per rimediarli ancora 'caldi'. L'inquietante capolavoro del genere ha avuto un remake nel 1985 "The Doctor and the Devils" di Freddie Francis con Timothy '007' Dalton, Jonathan Pryce, Julian Sands e Stephen Rea. Il vero fatto di cronaca, accaduto nell'Inghilterra dell'Ottocento, è al centro del recente "Burke & Hare - Ladri di cadaveri" (2010) di John Landis che lo affronta con il suo graffiante stile sulla scia della commedia tragicomica, riportando i protagonisti nel vero contesto storico.
Gli scienziati, medici o ricercatori, folli o meno, si moltiplicarono sul grande schermo e sperimentarono in ogni campo. Dalla genetica al trasporto della materia, dalla chirurgia (trapianti di arti ma anche di cervello, per finire sulla chirurgia plastica e ora, nell’era del digitale, con la ‘stampante’ 3D), fino agli elisir di lunga vita o dell'eterna giovinezza. José de Arcangelo

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