giovedì 17 marzo 2016

Nel nuovo "Frankenstein" di Bernard Rose, il 'mostro' viene creato in una stampante 3D, un ignaro neonato nel corpo di un adulto

Semplicemente “Frankenstein”, anzi scritto con numeri (anche rovesciati, 3 per e, 5 per s e 1 per i) è la nuova, ennesima, e ovviamente non ultima – è in arrivo “Victor: la storia segreta del dott. Frankenstein” con l’ex ‘Harry Potter’ Daniel Radcliffe e
James McAvoy -, variazione del mitico gotico fantascientifico romantico di Mary Shelley, sceneggiata, fotografata, montata e diretta dal non dimenticato regista di “Candy Man – Terrore dietro lo specchio”, Bernard Rose. Approccio intrigante e rivisitazione contemporanea interessante, e soprattutto punto di vista originale perché si tratta di quello del ‘mostro’, creato stavolta con una stampante 3D. E vera opera d’autore, indipendente, low budget e volutamente Bmovie stile. Ambientato nella Los Angeles di, il giovane ‘mostro’ (Xavier Samuel, da “The Twilight Saga” a “Fury”) si risveglia in un laboratorio senza sapere chi è, anzi cos’è. Sa soltanto di essere vivo. E’ un neonato nel corpo di un adulto, completamente
innocente, non sa parlare, tanto meno cosa sono il bene e il male, non ha controllo di sé né del proprio corpo. Della creatura si prendono cura Victor (l’attore regista Danny Huston, figlio di John, da “Mr. North” al televisivo “America Horror Story”) ed Elizabeth Frankenstein (Carrie-Ann Moss di “Memento” e “Matrix”), tanto che il ‘mostro’ (lei lo chiama Adam e lo coccola come una madre) crede che gli vogliano bene e li ricambia, finché il suo bellissimo corpo non viene coperto da cancri, polipi e noduli. Trattata con violenza, ferita e abbandonata perché creduta morta, la creatura cerca la sua vendetta contro il crudele mondo che la rifiuta e la costringe a diventare sul serio un feroce ‘mostro’…
Peccato che la rivisitazione di Rose, se colpisce per un’ambientazione – anche in pieno sole – scarna e fredda come la società contemporanea, preda dell’indifferenza e dalla mancanza di umanità, non coinvolga del tutto lo spettatore, nemmeno quando lo incuriosisce col tentativo di riflessione sulla continua ricerca dell’uomo di (ri)creare la vita in laboratorio. “Ai giorni nostri – scrive Rose nelle note di regia -, l’idea di plasmare la carne servendosi di una stampante 3D è realtà, e il concetto della creazione di una nuova vita acquista maggiore credibilità. Questa innovazione può giustificare la capacità di dare
vita alla carne; cosa accade, invece, per quanto riguarda la coscienza? Nonostante l’incessante processo della scienza, non si ha un’idea più chiara di ciò che costituisce la coscienza rispetto ai tempi di Mary Shelley. Il mostro ha una vita interiore, è un essere vivente dotato di emozioni complesse, sogna, ama, odia: è essenzialmente l’uomo Romantico, e queste sue facoltà ci convincono che è ‘vivo’. Proviamo empatia nei suoi confronti, per via della sua ingiusta nascita, per il comportamento violento che gli viene insegnato e che mette in pratica all’ennesima potenza, e per la sua sofferenza nell’essere rifiutato dai suoi simili”.
Infatti, ‘mostro’ è un diverso, un incompreso, vittima del pregiudizio, dell’ipocrisia e dell’odio ai quali reagisce con la stessa violenza, anzi maggiore perché indistruttibile e incapace di controllarsi. La pellicola con la sua veste da film indipendente anni Settanta e dall’esasperato realismo in parte mette in risalto queste sue caratteristiche, ma non riesce a trasmettere tutte le emozioni che invece travolgono l’ignara creatura.
“Questo è ciò che mi ha attratto di questa vecchia storia – aggiunge Rose -, il fatto che si potesse entrare nella sua testa, sentendo la sua confusione ed il suo dolore, percepire la sua crescente curiosità mentre scopre la vera natura delle sue origini e vorrebbe avere le risposte alle domande che prima o poi tutti si pongono: chi sono? Da dove vengo? Qual è il mio destino?”
Nel cast anche il mitico Tony Todd, protagonista del primo “Candy Man – Terrore dietro lo specchio”, qui nel ruolo del barbone cieco Eddie; Maya Erskine (Wanda), la piccola McKenna Grace, Carol Ann Watts (Lopez), Adam Nagaitis (Winthrop), Mary Gallagher (Johnson), John Lacy (Rubin) e il veterano attore, sceneggiatore e regista Matthew Jacobs (Dr. Marcus). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 17 marzo distribuito da Barter

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