giovedì 3 marzo 2016

"Attacco al potere 2" diretto da Babak Najafi, sposta il mirino da Washington a Londra, ma sarà sempre il super duro Gerard Butler a salvarla

Dopo il travolgente successo di “Attacco al potere - Olympus Has Fallen”, un thriller avventuroso tutto azione a basso costo, diretto dallo specialista Antoine Fuqua, che ne recuperò in tutto il mondo oltre il doppio del budget, non poteva mancare il sequel. E, dato che squadra vincente non si cambia, ecco che tre anni dopo arriva nei cinema “Attacco al potere 2” dove cambia solo il regista, sostituito dallo svedese di origine iraniana Babak Najafi, mentre ritorna il cast principale e gran parte del team creativo per una nuova variazione che si sposta dall’America
all’Europa, e precisamente a Londra, dove l’obiettivo non è più la Casa Bianca ma i monumenti della capitale britannica, a partire dalla Cattedrale di Saint Paul. Protagonista è sempre Gerard Butler (anche produttore) nel ruolo dell’agente dei servizi segreti Mike Banning, che in realtà è la guardia del corpo del presidente degli stati Uniti, Benjamin Asher, ancora interpretato da Aaron Eckhart, mentre nei panni di Allan Trumbull, passato da Presidente della Camera a vice presidente, ritroviamo il grande Morgan Freeman.
Washington: Mike Banning e la moglie Leah (Radha Mitchell) sono nella dolce attesa del loro primo figlio, tanto che il duro è indistruttibile agente sta meditando le dimissioni per prendersi cura della famiglia. Però la morte improvvisa del Primo Ministro inglese, lo costringe ad organizzare in fretta e furia, insieme al capo dei servizi segreti Lynne Jacobs (Angela Bassett), i preparativi per accompagnare il Presidente ai funerali di stato che si terranno a Londra nella
cattedrale di Saint Paul, appunto, con la partecipazione di tutti i potenti del mondo, soprattutto occidentale. Ovviamente i funerali si riveleranno una trappola mortale, un atto terroristico che mira non solo a eliminare il Presidente americano ma a distruggere l’intera Londra con tutti i leader mondiali presenti. Non si tratta delle consuete rivendicazioni socio-politiche o di rivincita di fondamentalisti islamici (che i tragici attentati a Parigi, in Tunisia e altrove potevano far
prevedere), ma bensì di una vera e propria vendetta privata dal più potente trafficante di armi, Aamir Barkawi (l’attivissimo attore israeliano Alon Moni Aboutboul, in trasferta a Hollywood, tra piccolo e grande schermo) fra i più ricercati al mondo, perché due anni prima un drone americano aveva ucciso tutti gli invitati al matrimonio della figlia, inclusa la sposa, a Lahore, in Pakistan (episodio che lo spettatore vede nel prologo della pellicola), mentre lui e gli altri figli, non si sa bene come, sono riusciti a salvarsi dal letale bombardamento.
Un tipico B-Movie che non riesce ad essere divertente neanche involontariamente perché la sceneggiatura degli stessi autori del film precedente, Creighton Rothenberger e Katrin Benedikt, con Christian Gudegast e Chad St. John, non tenta nemmeno la strada dell’ironia, conservando tutta la retorica del caso. Così i ‘nostri’ due protagonisti non solo instaurano una vera e propria guerra, soli contro tutti, naturalmente, senza riportare nemmeno un graffio. E l’eccesso di effetti speciali digitali dozzinali non fanno né caldo né freddo, quindi non c’è suspense né tantomeno vere emozioni.
L’unica nota di ‘colore’ è dedicata al leader italiano di turno che, allontanatosi con l’amante per prendersi ‘una boccata d’aria’ e godersi la capitale inglese dall’alto, sfugge alle bombe e alle sparatorie dei terroristi, travestiti da finti poliziotti. Quindi, un film destinato ad un pubblico adolescente che pretende solo azione ed effetti speciali di ultima generazione, ovvero da videogame, anziché sostanza, e dove più che le emozioni contano i punti (morti ammazzati) fatti dal super duro dalla pelle d’acciaio, pressoché immortale. Di sicuro, si saranno divertiti di più i protagonisti sul set che il pubblico (adulto) in sala.
Nel cast tanti bravi e noti caratteristi, inclusi premi Oscar, poco sfruttati: da Melissa Leo (segretario alla Difesa Ruth McMillan), vincitrice della statuetta per “The Fighter” di David O. Russell; a il veterano Robert Forster (generale Edward Clegg), attivo da quasi cinquant’anni e nomination per “Jackie Brown” di Quentin Tarantino; da Jackie Earle Haley (vicecapo di Gabinetto Mason) a Sean O’Bryan (Ray Monroe, NSA), da Charlotte Riley (Jacquelin Marshall, MI6) a Waleed F. Zuaiter (Kamran Barkawi), da “Omar” del palestinese Hany Abu-Assad, candidato all’Oscar per il miglior film straniero; a “L’uomo che fissa le capre” di Grant Heslov. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 3 marzo distribuito da M2 Pictures

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