venerdì 18 marzo 2016

Nei cinema la sorprendente trilogia del portoghese Miguel Gomes, ispirata a "Le Mille e una notte" dove si fondono e si confondono realtà e fiaba, passato e presente

Evento della Quinzaine des Réalisaterus del Festival di Cannes 2015 e applaudito dalla critica, arriva ora nei cinema italiani il film-trilogia ispirato sin dal titolo a “Le mille e una notte” (Arabian Nights) e firmato dall’autore portoghese Miguel Gomes, che però narra una serie di vicende legate alla realtà contemporanea. Infatti, racconta di un regista che, in un paese in crisi più o meno come tutti gli altri, il Portogallo, si propone di inventare delle storie ispirate alla penosa realtà in cui vive (viviamo). Ma non riuscendo a trovare un vero senso alla propria opera, scappa come un vigliacco, lasciando il suo compito alla bella Sherazade.
Ed è così che realtà e finzione, documentario e fiaba si fondono e si confondono in un film che ricorda non molto lontanamente i film sperimentali e/o impegnati d’autore degli anni Settanta. Un po’ Jean-Luc Godard, un po’ Wim Wenders, un po’ Pier Paolo Pasolini (soprattutto i ‘documentari’ d’inchiesta, ma non solo), e persino un po’ Marco Ferreri, l’inedita trilogia (meno monumentale di “Heimat”), girata oltre che co-prodotta da Portogallo, Francia, Germania e Svizzera, è divisa in tre ‘volumi’, e il primo ha come sottotitolo “Inquieto” come la nostra società oggi, e dura due ore e 5’, su un totale di sei ore e 21 minuti.
Se negli anni Settanta la crisi era soprattutto quella politico-ideologica, ora è quella economica che ha colpito tutti e ha cambiato persino il tessuto sociale (infatti una degna politica sembra non esistere più perché (col)legata a interesse economici) che ha portato nella popolazione sofferenza e depressione, rabbia e disperazione. Ai racconti di disoccupati, esodati e contadini – stanchi e delusi da governi democratici che non li rappresentano più e che prendono anziché dare -, si alternano fatti di cronaca, la cui struttura e il riferimento restano, appunto, quelli della celeberrima ‘raccolta’ “Le Mille e una notte”. Ma il tutto è raccontato senza retorica né pesantezza, perché nella pellicola la narrazione fonde tradizione e rivoluzione, e scorre con la stesse ‘libertà’ e ironia con cui è stata girata.
“Inquieto” (è il primo a uscire nelle sale italiane, successivamente gli altri due), Sherazade racconta le preoccupazioni che affliggono il Paese. “Si racconta, o re beato, che in un triste Paese tra i Paesi, dove la gente sogna sirene e balene, la disoccupazione dilaghi. In alcuni posti le foreste bruciano di notte malgrado la pioggia, in altri uomini e donne sono impazienti di gettarsi in mare in pieno inverno. A volte ci sono animali che parlano (qualcuno vorrebbe sopprimere un gallo perché osa cantare), ma è molto improbabile che qualcuno li ascolti. In questo Paese, dove le cose non sono quel che sembrano, gli uomini di potere passeggiano sui cammelli e nascondono erezioni continue e vergognose. Aspettano di riscuotere le tasse per poter pagare un certo mago che…” Poi, al sorgere del sole, Sherazade si tace.
Un film che sorprende e coinvolge perché non ha bisogno di denunciare per illustrarci, attraverso attori professionisti, giornalisti e gente comune, le malefatte dei governi e i disastri ambientali, la bellezza della natura o la poesia dell’esistenza. E, soprattutto, non è noioso né tantomeno triste come si potrebbe credere.
Nel cast, tra professionisti e non, Crista Alfaite (Sherazade / la punk Maria), Luisa Cruz (una prostituta), Americo Silva (Gran Visir / Rappresentante del Fondo Monetario Internazionale), Adriano Luz (leader sindacale), Fernanda Loureiro, la vera proprietaria del gallo e nella realtà non ha mai voluto ucciderlo; Carloto Cotta (il pessimo interprete brasiliano), Rogerio Samora (Primo Ministro portoghese), Ana Margarida Rabaça (Catarina, il pompiere di cui si innamora Rui Miguel), Sabrina Lopes (Sandra, innamorata tradita), Carlos Loureiro (Rui Miguel), Basirou Diallo (il mago), Miguel Cerqueira, 38 anni, ha lavorato al cantiere navale per vent’anni; Alberto Joakim Novo (Berto), ne ha lavorato per 30 anni; Sebastiao Almeida per 32; Martinho Cerqueira, per ben 46 anni; Vitor Vieira, per dieci anni. José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 18 marzo distribuito da Milano Film Network (a Roma al cinema Farnese)

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