giovedì 5 maggio 2016

Dal celeberrimo John Le Carré "Il traditore tipo", uno sbiadito spymovie diretto da Susanna White per Ewan MacGregor e Stellan Skarsgard

Dal romanzo dell’inimitabile John Le Carré “Our Kind of Traitor” (titolo originale), una spy story contemporanea, sceneggiata da Hossein Amini (da “Le ali dell’amore” a “Drive”) con poca fantasia e diretta da Susanna White (“Tata Matilda e il grande botto” e tanta tivù), con buon
mestiere ma non proprio da specialista del genere. Infatti, “Il traditore tipo” non è più una storia da guerra fredda come “La spia che venne dal freddo” né il complesso intrigo (anche esistenziale) di “La talpa” (Tinker, Tailor, Soldier, Spy), però si tratta sempre un amaro e realistico thriller che nella versione cinematografica diventa un dramma d’azione, a volte
convenzionale, a tratti addirittura poco credibile, dove mancano vere emozioni, suspense e tensione. Peccato, perché la vicenda offriva l’inedito coinvolgimento nel mondo dello spionaggio politico di una coppia ‘normale’ – in crisi coniugale - che si trova all’improvviso catapultata in un pericoloso intrigo internazionale tra servizi segreti e mafia russa, in uno scenario contemporaneo.
Durante una vacanza in Marocco, una coppia britannica, Perry (Ewan McGregor, da “Trainspotting” a “Star Wars”) e Gail (Naomie Harris, da “Spectre” a “L’ultima sfida”), intenta a superare l’impasse, incontra un invadente e carismatico uomo d’affari russo, Dima (Stellan Skarsgard, attore feticcio di Lars von Trier, da “Le onde del destino” a “Nymphomaniac”, rilanciato vent’anni fa a Hollywood), che poi si rivela un boss del riciclaggio di denaro per la mafia russa.
Prima Perry e poi anche Gail accettano di aiutare Dima a fornire informazioni confidenziali ai servizi segreti inglesi, in cambio di protezione per la sua famiglia, ma vengono coinvolti in una ‘missione impossibile’ tra Parigi e Berna, le Alpi francesi e i bassifondi di Londra, ‘guidati’ dallo spietato e determinato agente segreto dell’MI6, Hector (Damian Lewis, dal televisivo
“Homeland” a “Queen of the Desert” di Werner Herzog, con Nicole Kidman). Certo, non mancano azione e colpi di scena, splendidi scenari e inseguimenti, ma il tutto è un po’ sotto tono, e la pellicola non riesce a coinvolgere completamente lo spettatore, tanto da far rimpiangere non solo le trasposizioni precedenti dei romanzi del celebre autore, ma anche quelle televisive prodotte dalla BBC.
Nell’ottimo cast anche Jeremy Northam (Aubrey Longrigg), da “Gosford Park” di Altman a “Un marito ideale”; Khalid Abdalla (Luke), Mark Gatiss (Billy Matlock), Alicia von Rittberg (Natasha), Mark Stanley (Ollie), Grigoriy Dobrygin (principe Nicolas Petrov) e Saskia Reeves (Tamara), da “Nymphomaniac” a “The Program”. Da segnalare la fotografia del premio Oscar (per “The Millionaire” di Danny Boyle) Anthony Dod Mantle, anche lui già collaboratore di von Trier (“Dogville), Thomas Vinterberg (“Festen”), Ron Howard (“Rush” e “Heart of the Sea”) e Kevin MacDonald (“L’ultimo re di Scozia”). Tra i produttori del film, i figli di Le Carré, ovvero Stephen e Simon Cornwell, vero cognome dello scrittore: José de Arcangelo (2 1/2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 5 maggio distribuito da Videa
NOME DI PENNA JOHN LE CARRE' Nato nel 1931, John Le Carré (David John Moore Cornwell) ha studiato presso le Università di Berna e di Oxford, ha insegnato ad Eton ed poi diventato funzionario del Ministero degli Esteri britannico (MI5). Nel 1960, viene reclutato dall’MI6, il servizio di intelligence straniera, e lavora sotto copertura con la carica di Secondo Segretario presso l’ambasciata britannica a Bonn. Durante questo periodo scopre la sua passione per la scrittura e nel 1961 scrive “Chiamata per il morto” (Call for the Dead), portato sullo schermo nel 1966 da Sidney Lumet, e nel 1962 “Un delitto di classe” (A Murder of Quality), prima di scrivere quello che è considerato uno dei grandi romanzi del Novecento, “La spia che venne dal freddo” (The Spy Who Came in from the Cold), diventato un film di Martin Ritt nel 1965, con Richard Burton e Claire Bloom. Il romanzo ha sancito la sua carriera come autore e, nel 1964, Le Carré lascia i servizi segreti per dedicarsi completamente alla scrittura.
Molti dei suoi romanzi sono stati adattati per il piccolo schermo. Nel 1979, “Tinker, Tailor, Soldier, Spy” è stato adattato per la BBC TV in una serie in sette parti con protagonista Alec Guinness, in seguito la stessa BBC ha adattato “Tutti gli uomini di Smiley” (1982), sempre interpretato da Guinness. Tra i successivi adattamenti cinematografici, oltre “La talpa” (2011), “Lo specchio delle spie” (1969) di Frank Pierson, “La tamburina” (1984) di George Roy Hill con Diane Keaton, “La casa Russia” (1990) di Fred Schepisi con Sean Connery e Michelle Pfeiffer; “Il sarto di Panama” (2001) di John Boorman, “The Constant Gardener - La cospirazione” (2005) di Fernando Meirelles, “La spia – A Most Wanted Man” (2014) di Anton Corbijn.
Nel 2016, nel 50° anniversario del film “La spia che venne dal freddo”, uscirà nei cinema anche sul grande schermo l’adattamento televisivo di sei ore di “The Night Manager”, diretto da Susanne Bier, con Hugh Laurie (“Dr. House”), Tom Hiddleston, Olivia Colman, Elizabeth Debicki e Tom Hollander.

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