giovedì 5 maggio 2016

"Robinson Crusoe", un lungometraggio d'animazione 'tradizionale' realizzato in digitale per rivisitare la celeberrima storia vista e raccontata da un pappagallo adolescente

Ecco un piacevole lungometraggio di animazione per bambini né troppo piccoli né troppo grandi,
prodotto al di fuori delle major del genere, ovverossia Disney-Pixar, DreamWorks e C. Ennesima rivisitazione cinematografica del celebre “Robinson Crusoe” di Daniel Defoe, ovvero il primo best seller della storia della letteratura occidentale e dell’editoria mondiale e la prima versione d’animazione, a quattro mani del francese Vincent Kesteloot e del belga Ben Stassen – insieme
hanno firmato precedentemente “Fly Me to the Moon”, “Le avventure di Sammy” 1 e 2, e “Il castello magico” -, da una sceneggiatura dello scrittore americano Chris Hubbell, con Sam Graham e Dominic Paris. Però stavolta la storia non è raccontata dal più celebre naufrago del mondo, ma dagli animali che popolano l’isola sulla quale è bloccato Robinson, anzi ci viene illustrata dal pappagallo Martedì, convinto che nel mondo ci sia molto più da scoprire di quello che offre la loro piccola
isola tropicale. E l’occasione per provare la sua ipotesi, gliela offre una nave che naufraga proprio davanti ai suoi occhi. Impauriti dall’inedita catastrofe, gli animali fuggono a nascondersi, mentre il pappagallo adolescente corre in soccorso dell’unico superstite e, con pochi amici coraggiosi, lo aiuta a sopravvivere sull’isola. Ma tutto inizia dalla fine, quando una nave di pirati approda sul posto e Robinson finisce nelle loro mani, però viene salvato grazie all’intervento di altri, non disinteressati, marinai.
Perciò Martedì è costretto a raccontare tutta la storia e riesce ad andare via con loro alla scoperta dell’altro mondo, anzi di tutto il mondo. Uno spettacolo vivace e gustoso, colorato e scorrevole per chi ama un’animazione apparentemente tradizionale nel disegno e nella narrazione, anche se realizzata in digitale con l’effetto tridimensionale, perché in questo modo evita il ‘gelido’ tratto tecnologico, offrendo al pubblico umorismo ed emozioni, tra minacce e amicizia.
“In termini di realizzazione – confessa Vincent Kesteloot -, era importante stabilire una complicità col pubblico, che già conosce alcune parti della storia. Per esempio, tutti gli eventi che precedono la prevedibile scoperta del relitto naufragato, sono stati studiati in modo che il pubblico possa gioire delle incomprensioni e delle reazioni bizzarre degli animali per l’arrivo del ‘mostro’ marino”.
“In molti film d’animazione – prosegue -, gli animali hanno delle caratteristiche piuttosto umane. In questo film era estremamente importante mantenere la differenza tra animali e umani. Se Robinson dovesse naufragare su un’isola in cui gli animali camminano eretti, indossano abiti e lo invitano a cena, si sarebbe potuto perdere uno degli elementi essenziali della storia: l’isolamento che prova un essere umano a essere separato dai suoi simili”. Stavolta ‘i cattivi di turno’ sono una perfida coppia di gatti selvaggi che mal sopporta prima la presenza di Robinson e dopo quella degli animali che prendono le sue difese. Anche perché tra loro ci sono delle piccole prede che fanno gola ai felini. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 5 maggio distribuito da Notorious Pictures

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