giovedì 12 maggio 2016

"Money Monster", un dramma thriller di Jodie Foster per George Clooney e Julia Roberts

Un dramma thriller ispirato alla realtà – in anteprima fuori concorso al Festival Cannes -, ma non ad un fatto realmente accaduto, per gli impegnati George Clooney (protagonista) e Jodie Foster
(regista, tornata dietro la macchina da presa cinque anni dopo “Mr. Beaver”), il cui riferimento volente o nolente è il classico degli anni Settanta firmato Sidney Lumet, con Al Pacino, “Quel pomeriggio di un giorno da cani”, però ‘ogni riferimento è puramente casuale’, dato che li accomuna l’ambientazione claustrofobica (per tre quarti della durata di 98’), gli ostaggi (stavolta un anchorman di ultima generazione anziché un rapinatore, e i collaboratori della trasmissione televisiva) e il racconto in tempo reale.
“Money Monster” – sottotitolo italiano ‘L’altra faccia del denaro’ - narra la vicenda di Lee Gates (Clooney), una sorta di imbonitore, cosiddetto ‘consulente finanziario’ televisivo da strapazzo, conduttore della trasmissione ‘Money Monster’, che si ritrova stessa ostaggio – insieme alla troupe tivù - da un giovane, disperato e armato (pistola e giubbotto esplosivo per il conduttore) che vuole conoscere ad ogni costo la verità sugli 800milioni di dollari svaniti nel nulla.
Il sequestratore Kyle Budwell (Jack O’Connell) lo accusa di averlo portato sul lastrico con i suoi consigli d'investimento (di tutti i suoi risparmi ottenuti dalla vendita della casa paterna) in azioni di una multinazionale e, mentre il mondo segue in diretta la vicenda, Gates deve cercare in ogni modo restare in vita. Mentre la sua regista, Patty Fenn (un’inedita e grintosa Julia Roberts), tenterà con tutti i mezzi di salvarlo e di salvarsi e, alla fine, verrà scoperta una scomoda verità che lo stesso Gates ignorava.
Un tema d’attualità (vedi da noi il caso Banca Etruria e C.) dove sono i più deboli a cadere nella rete con la promessa di cospicui e ‘sicuri’ guadagni proposti dalle grandi aziende, in primis multinazionali e banche, che ‘distribuiscono’ azioni e bot di ogni genere. E, regolarmente, i disastri e/o crolli finanziari vengono attribuiti a un errore degli ‘algoritmi matematici’, o meglio ai cosiddetti ‘glitch’, anche quando in realtà si tratta spesso di speculazioni dettate dall’umana avidità, quella che non guarda in faccia nessuno, e rischia con i soldi degli altri,
anzi di tutti. Purtroppo, la sceneggiatura di Alan Di Fiore, Jim Kouf e Jamie Linden, sebbene efficace, ha uno svolgimento prevedibile (e un finale amaro) della vicenda, nonostante un ritmo azzeccato che non smorza la tensione, anzi acquista maggior forza quando i protagonisti (sempre in diretta) escono dallo studio per le vie di New York, controllati a vista dalle forze dell’ordine mentre la folla tifa per il giovane malcapitato. Se tutto il resto funziona è merito del sicuro mestiere della Foster e anche di un cast tanto azzeccato quanto affiatato.
Nei ruoli secondari: Dominic West (Walt Camby), Giancarlo Esposito (capitano Powell), Catriona Balfe (Diane Lester), Christopher Denham (Ron Sprecher), Lenny Venito (Lenny, cameraman), Chris Bauer (tenente Nelson), Dennis Boutsikaris (Avery Goodloe), Emily Meade (Molly) e Condola Rashad (Bree, assistente). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 12 maggio distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia

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