mercoledì 25 maggio 2016

Un interessante horror soprannatural-psicologico di Mike Flanagan "Somnia" con Kate Bosworth, Thomas Jane e il piccolo Jacob Tremblay, protagonista di "Room"

Mike Flanagan, regista dell’apprezzato “Oculus”, firma un altro dignitoso horror soprannatural-psicologico che prende spunto da un retroscena simile a quella della fortunata saga di Freddy Krueger ovvero “Nightmare”, solo che qui non sono gli adolescenti a ‘sognare’. Infatti, “Somnia”
(Before I Wake) narra la vicenda di un bambino che è terrorizzato perché i suoi sogni sono reali ma i suoi incubi sono mortali, soprattutto per chi gli sta vicino e gli vuole bene. E il titolo italiano, ricorre al latino dove la parola racchiude (come in spagnolo) il duplice e ambiguo valore di sogno/sonno.
Scossi dalla recente perdita del figlio Sean (Antonio Romero), Jessie e Mark Hobson (Kate Bosworth e Thomas Jane), scoprono di non poter avere più bambini e, nel tentativo di elaborare il terribile lutto, decidono di adottarne uno. A questo punto, accolgono in casa Cody (Jacob Tremblay, protagonista di “Room”), un bambino di otto anni tanto dolce quanto intelligente che ha perso la madre per un tumore al pancreas. Però il ragazzino ha una strana fobia: fa di tutto per non addormentarsi.
Pian piano la coppia scopre il segreto di Cody, la materializzazione dei suoi sogni, e perciò ne resta affascinata perché grazie a questo ‘potere’ riescono a vedere ancora il loro figlio scomparso. Però pian piano scopriranno che anche gli incubi del bambino si avverano attraverso la presenza dell’Uomo Cancro (Christopher ‘Topher’ Bousquet), sorta di uomo nero che terrorizza Cody e minaccia la loro esistenza…
Una storia inquietante - sceneggiata da Flanagan (anche produttore e curatore del montaggio) con Jeff Howard - come tutte quelle che vedono al centro un bambino – stavolta non è lui la causa diretta ma la fonte involontaria del male – che affronta sullo sfondo argomenti importanti: dal complesso di colpa al perdono, dall’amore genitoriale alle nostre paure, dalla psicologia all’adozione, dalla paura alla metafora. Inoltre, fatto più unico che raro nel genere, c’è un ‘happy end’ che trasforma l’horror intimista in una moderna favola nera in cui non mancano i riferimenti e le citazioni.
Le influenze visive e narrative vengono da Stephen King: “Sono un suo grande fan – confessa il regista di “Do Not Disturb” – e ho letto tutti i libri che ha scritto. King possiede la capacità di coniugare idee fantastiche e raccapriccianti con il lato oscuro dell’umanità che rende il racconto estremamente reale. E’ qualcosa che tento di fare nel mio lavoro”. E poi aggiunge che le ombre, la simmetria e la classica struttura si ispirano al “Nosferatu” di F.W. Murnau e dalla capacità di Guillermo del Toro di creare un mondo fantastico e raccontare una storia horror attraverso gli occhi di un bambino”.
Bella la trovata delle farfalle, poetico simbolo di fragilità e bellezza, qui utilizzate come collegamento/minaccia tra sogno e incubo, così come l’ultima, onirica, ‘passeggiata’ della protagonista. Accanto a Bosworth (da “Beyound the Sea” a “Superman Returns”), Thomas Jane (da “The Punisher” a “The Mist” e “Hung”) e Tremblay, recitano anche la veteran Annabeth Gish (Natalie), che aveva esordito in “Mystic Pizza”, accanto a Julia Roberts; Dash Mihok (Whelan), Kay Jarnes (Peter), Kyla Deaver (Annie), Lance E. Nichols (detective) e Courtney Bell (Andrea, la madre biologica). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 25 maggio distribuito da Koch Media - Midnight Factory

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