martedì 28 giugno 2016

Un suggestivo e intrigante thriller targato Iran: "A Dragon Arrives!", scritto, prodotto e diretto dal cinefilo Mani Haghighi

Il terzo film della rassegna targata Iran “Nuovo Cinema Teheran” è un suggestivo thriller che fonde insieme storia antica e contemporanea, misteri e archeocinema, paranormale e realtà, magia e
mistero, servizi segreti e detective: “A Dragon Arrives!” di Mani Haghighi, nipote d’arte (suo nonno era un noto regista), anche sceneggiatore e produttore. Un thriller d’autore – in concorso al 66° Festival Internazionale di Berlino – complesso e intrigante, costruito come un puzzle di cui non vanno scoperti i tasselli perché suspense e
brivido, tensione e mistero li deve assaporare e scoprire pian piano lo spettatore. E non è detto che tutti gli enigmi vengano svelati. Il detective Babak Hafizi (un convincente Amir Jadidi) viene interrogato dalla polizia segreta. Ma il suo racconto viene da lontano, infatti ha avuto inizio il 23 gennaio 1965, il giorno successivo all’attentato al primo ministro davanti al Parlamento. Hafizi è stato incaricato di indagare sul suicidio – la versione ufficiale - di un esule politico, prigioniero nella remota isola di Qeshm,
nel Golfo Persico. Su una vecchia nave abbandonata (si dice appartenuta alla flotta portoghese, durante la battaglia contro l’esploratore inglese William Baffin, nel XVII secolo) vicino ad un vecchio cimitero sperduto nel deserto. Ma secondo la leggenda sul luogo, ogni volta che qualcuno viene sepolto nel cimitero, si scatena un terremoto. Hafizi, allora, decide di passare una notte da solo sulla misteriosa nave per scoprire la verità sulla terrificante e anomala esperienza e, quindi, subito dopo averla vissuta recluta due
uomini: Behnam Shokouhi (Homayoun Ghanizadeh), un geologo appena rientrato dalla Germania, e Keyvan Haddad (Ehsan Goudarzi), un giovane ingegnere del suono. I tre uomini sperano di risolvere il mistero del terremoto, che sembra però collegato ad altri, oltre il suicidio dell’esule e dei suoi scritti sui muri, di un bizzarro pescatore di squali oftalmologo, Almas, alla scomparsa di sua figlia Halimeh e uno strano vecchio film. Però tutta la verità, forse, verrà scoperta solo cinquant’anni dopo. Un mix di generi, come dicevamo, ben congegnato da un regista cinefilo, ma tutto giocato in modo mettere che lo stesso spettatore si identifichi col detective, fatto che ci rende protagonisti della storia perché attraverso gli indizi e i racconti dei diversi personaggi dobbiamo scoprire – e/o interpretare – la verità su tutta la faccenda.
“Circa quindici anni fa – scrive l’autore nelle note di regia – mi hanno raccontato la storia di un assistente fonico che stava lavorando ad un documentario sulle vecchie grotte del sud dell’Iran. Il ragazzo aveva registrato il suono di gocce d’acqua che cadevano e producevano l’eco nella grotta. Il suono era così ipnotico dopo un po’, così meraviglioso e intrigante, che il fonico iniziò ad inoltrarsi sempre più in profondità nella grotta, ad allontanarsi dal punto in cui era entrato e ad inoltrarsi nel buio assoluto. Improvvisamente inciampò e cadde in un crepaccio. La troupe del film ci mise due giorni a ritrovarlo. Quando riemerse dall’oscurità raccontò di aver incontrato una strana creatura nel buco dove era precipitato e che essa gli aveva insegnato a parlare tedesco”.
Da qui è nata l’idea per questa incredibile storia che diventa omaggio al cinema tout court, e che col titolo voleva rendere omaggio a Bruce Lee (“Enter the Dragon” era quello provvisorio), poi cambiato per evitare battaglie legali e che finisse in rete tra le centinaia di titoli sul kung fu, che in questo film, ovviamente, non c’è. Ottimo lavoro anche del direttore della fotografia Houman Behmanesh, che non solo dà l’idea di un film girato negli anni Sessanta, del montatore Hayedeh Safiyari e, naturalmente, dell’ingegnere del suono Amir Hossein Ghasemi e del suo assistente Darius Sadeghpour, così come dello scenografo Amir Hossein Ghodsi, della costumista Negar Nemati e, soprattutto, per le ipnotiche musiche di Christophe Rezai. Senza il loro contributo, probabilmente, “A Dragon Arrives!” non sarebbe riuscito altrettanto bene.
Gli altri interpreti: Shahin Karimi (Shahrzad Besharat), Kiana Tajammol (Shahrzad Besharat, giovane), Nader Fallah (Almas), Ali Bagheri (Javad Charaki), Kamran Safamanesh (Saeed Jahangiri), Javad Ansari (Darshan), Leila Arjmand (Valleh). José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 28 giugno distribuito da Academy Two

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