giovedì 28 luglio 2016

L'horror fanta-socio-politico di James DeMonaco diventa saga col terzo capitolo "La notte del giudizio - Election Day" con Frank Grillo

Probabilmente alla vigilia della realizzazione del primo film, nessuno avrebbe scommesso che un horror a low budget sarebbe diventato una saga, invece l’orrore fanta-socio-politico firmato James
DeMonaco, sceneggiatore e regista, ovvero “The Purge” ribattezzato da noi “La notte del giudizio” – col terzo capitolo “Election Day” - lo è diventato, forse perché ‘sfogo’ è riduttivo rispetto all’originale che significa anche ‘purificazione’ - come purgare nelle lingue latine sta per
purificare e al tempo stesso curare, da dove proviene l’inglese purge. Il primo episodio era un horror claustrofobico perché ambientato soprattutto dentro le case e nei condomini dove si erano barricati i cittadini comuni che non volevano partecipare né restare vittime delle 12 ore (dalle 19 alle 7 del giorno dopo) dello ‘sfogo nazionale’; nel secondo si
usciva in strada dalla mano del sergente di polizia Barnes - a cui avevano ucciso il figlio – in cerca di vendetta; ora lo stesso Leo Barnes (sempre interpretato con grinta ed efficacia da Frank Grillo), in “La notte del giudizio - Election Day”, appunto, è diventato capo della sicurezza e guardia del corpo del senatore Charlie Roan (l’attrice Elizabeth Mitchell, che ricorderete nel popolarissimo serial televisivo “Lost”) – unica superstite al massacro della sua famiglia diciott’anni addietro -, candidata alla presidenza e combattiva rivale dei ‘Nuovi Padri Fondatori’
e a favore dell’abolizione dello ‘Sfogo’ in cui ogni crimine è permesso, incluso l’omicidio, anzi la carneficina di massa, che secondo i suoi ideatori serve anche a purificarsi e a purificare l’intera società, appunto. Ma i nemici dell’efferato ‘Sfogo’ sostengono – a ragione - che sia una mossa dei potenti per disfarsi delle classi più disagiate, e aumentare la loro popolarità presso i più ricchi. Non è un caso se il loro candidato è un ambiguo e viscido Ministro religioso e, se per disfarsi della
popolare rivale, abbiano ingaggiano insieme una sorta di squadrone neonazista che proprio quella notte dovrebbe mettere a ferro e fuoco la casa e uccidere quella donna che per principio non vuole lasciarla. Naturalmente Barnes prevede il piano del ‘nemico’ e, tradito all’interno, si ritroverà presto in fuga per le strade invase dalle ‘forze delle sfogo’ assetate di sangue e morte. E, per fortuna, incrocerà dei semplici cittadini passati alla resistenza ad ogni costo e un’organizzazione ribelle che, per contro, sta progettando l’attentato alla controparte.
Infatti, c’è meno sangue e meno horror puro in questo terza puntata, tanto che l’atmosfera ricorda certi film ‘fantapolitici’ di Roger Corman (produttore e regista), George A. Romero (da “La notte dei morti viventi” a “Zombi”) e John Carpenter (da 1997: Fuga da New York” a “Essi vivono”). Però non mancano suspense e tensione, brivido e terrore, solidarietà e rabbia soprattutto sullo sfondo, mentre i due protagonisti e man mano i loro alleati, incontrano in strada dove circolano solo i
‘combattenti dello Sfogo’, dalle baby killer ai cacciatori di uomini (messi in mostra sul cofano come trofei di caccia), da quelli armati da ghigliottina a quelli armati dalle tipiche mazze di baseball, e persino dei ‘turisti dello Sfogo’ (arrivano da tutto il mondo), una delle nuove trovate della saga. E quasi tutti indossano delle maschere – il male è comune, cieco e anonimo - tanto originali quanto variopinte, incluse quelle dei ‘veri padri fondatori’ dell’America, ovvero degli storici Presidenti degli Stati Uniti.
E non mancano nemmeno i riferimenti all’attualità, infine la campagna elettorale ‘combattuta e multimediale’ fra Donald Trump e Hillary Clinton, ma anche al cinema non solo di genere e ai fatti, purtroppo, veri e mondiali di stragi non solo terroristiche. Da non trascurare, un ritmo adatto che fa passare inavvertitamente i 105 minuti della durata, grazie al montaggio serrato di Todd E. Miller, e a non fare caso a certi particolari e/o imperfezione di sceneggiatura.
Recitano anche: il grande caratterista Mykelti Williamson (Joe Dixon), Joseph Julian Soria (Marcos), Betty Gabriel (Laney Rucker), Terry Serpico (Earl Danzinger), Edwin Hodge (Dante Bishop), Kyle Secor (Pastore Edwige Owens), Liza Colòn-Zayas (Dawn), Adam Cantor (Eric Busmalis) e Christopher James Baker (Harmon James). Da ricordare anche la fotografia notturna di Jacques Jouffret, le scenografie di David Blankenship e Vanessa Knoll, e i costumi di Elisabeth Vastola. José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 28 luglio distribuito da Universal International Pictures Italia

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