giovedì 21 luglio 2016

Nelle sale di tutto il mondo la terza puntata della 'nuova' saga "Star Trek Beyond", sempre prodotta da J. J. Abrams e diretta da Justin Lin

Finalmente nelle sale italiane (e di tutto il mondo) "Star Trek Beyond", il terzo attesissimo film della mitica saga creata da Gene Roddenberry e ripresa da J.J. Abrams nel 2009 (“Star Trek”
seguito, nel 2013, da “Stark Trek Into Darkness”), ancora produttore ma che affida la regia a Justin Lin (che ha diretto un’altra saga cinematografica, però contemporanea, “Fast & Furious) per un nuovo, epico, viaggio della U.S.S. Enterprise e del suo intrepido equipaggio. E per il 50° compleanno della celeberrima e amatissima serie di fantascienza, un omaggio nella trama (da scoprire vedendo il film) e al mitico Spock Sr. - quando il figlio apre una scatola e scopre la
foto (spoiler) del padre col vecchio equipaggio – e al suo inimitabile alter ego, l’attore e regista Leonard Nimoy, morto poco più di un anno fa a 83 anni. Anche gli sceneggiatori Roberto Orci, Alex Kurtzman e Damon Lindelof passano la mano per questo ‘episodio’, ad una coppia accomunata dalla passione per la saga, Doug Jung (dai televisivi “Dark Blue” e Banshee - La città del male”) e il veterano attore Simon Pegg (da “L’alba dei morti dementi” a “Star Wars – Il risveglio della forza”) che, oltre a recitare nel ruolo del capo
ingegnere Montgomery Scott, alias "Scotty", è da sempre un fan e grande conoscitore di “Star Trek”. Stavolta i membri dell'equipaggio dell’U.S.S. Enterprise si spingono nei più remoti recessi dello spazio inesplorato dove, per offrire aiuto ad un’aliena, cadono in una trappola e si imbattono in un nuovo, misterioso, nemico che mette a dura prova loro e tutto ciò che la Federazione rappresenta.
Una sceneggiatura che riserva più azione ed effetti speciali anche in 3D - pur sempre ottimi - che sostanza. Una pellicola, comunque, fedelissima allo spirito della prima serie di fantascienza multietnica, pacifista e democratica della storia del piccolo e del grande schermo, dove gli americani – in piena guerra fredda – erano alleati persino dei russi (non solo) e difendevano i valori della Federazione (internazionale): mai interferire, invadere ma soprattutto soccorrere, difendere e proteggere i più deboli dell’universo.
E se non mancano i consueti spunti ironici, i rimandi e qualche situazione divertente, il tutto ha un sapore, più nostalgico che romantico. Quindi, all’insegna della supertecnologia odierna, vengono un po’ trascurati effetti, trovate e suoni della classica saga, tranne l’invenzione del teletrasporto, la più invidiata e non ancora divenuta realtà (tutti quanti quelli come noi si affidano ai servizi pubblici o finiscono in trappola nel traffico la sognano da ancora).
In breve, uno spettacolo piacevole, ma non ancora all’altezza dell’originale e neanche dei precedenti firmati da Abrams stesso, anche quando celebra la saga non solo tramite i personaggi ma anche sull’indimenticabile Enterprise, distrutta ancora una volta (quindi ricostruita nel sottofinale), perché stavolta son solo accennati i legami d’amicizia (Spock qui interagisce soprattutto col dottor McCoy) e si insiste sul rapporto tra Spock e Uhura. Probabilmente, “Star Trek Beyond” piacerà molto di più alle nuove generazioni che ai ‘vecchi’ fan della saga con cui sono cresciuti, e paradossalmente a chi non l’ha mai seguita in questi suoi primi cinquant’anni di attività.
Gli interpreti, tutti giusti ed efficaci: Chris Pine (Capitano James T. Kirk), Zachary Quinto (Comandante Spock), Zoe Saldana (Tenente Uhura), Karl Urban (Dottor ‘Bones’ McCoy), Anton Yelchin (Pavel Chekov), Simon Pegg (‘Scotty’), John Cho (Tenente Hikaru Sulu) e le new entry Sofia Boutella (Jaylah, la nuova alleata); uno sprecato Idris Elba (il mostruoso Krall) - da “American Gangsters” al recente “Bastille Day” per non parlare di piccolo schermo, basti ricordare “Luther” -, che recita con una protesi e una sorta di corazza, quindi attraverso lo sguardo, i movimenti del corpo e la voce (almeno nella versione originale); Joe Taslim (Manas) e Lydia Wilson (Kalara).
Nato a Taiwan e cresciuto negli anni '80, Lin ricorda le repliche di Star Trek come il solito appuntamento famigliare. “La serie originale di Star Trek è incredibilmente speciale per me – confessa -, perché il tempo trascorso a guardare quei vecchi episodi era l’unico che riuscivo a passare con i miei genitori. L'equipaggio della Enterprise era una specie di appendice della nostra famiglia”. “Star Trek è unico perché è transmediale – precisa - Avendo lavorato in televisione, ho compreso bene la sfida che J.J. aveva raccolto nel rilanciare qualcosa di episodico per portarlo sui grandi schermi di tutto il mondo. Abbiamo discusso a lungo sul come bilanciare il tipo di azione che ci si può aspettare in un grande film per poter mantenere l'essenza e il nucleo dello show”.
“Il primo film ruotava tutto attorno alla formazione del gruppo – ribatte Abrams - che sarebbe diventato questa famiglia; il secondo verteva su come si sarebbe galvanizzato trovandosi a confronto con una nuova minaccia. Entrambi erano in definitiva legati alla Terra, e dunque questa è la prima volta che vediamo i membri dell’equipaggio impegnati nella loro missione quinquennale. E’ arrivato il momento di vedere l'Enterprise alle prese con il tipo di avventure associate alla serie originale, nei più remoti recessi della galassia”.
Le riprese sono avvenute in esterno e nei teatri di posa a Vancouver, B.C., e Dubai, dove Sanders ha creato la desolata e impervia superficie del pianeta Altamid, e la metropoli di Yorktown del 23° secolo. I set di Altamid sono stati realizzati in una cava di pietre a Pitt Meadows, Vancouver. La cava si è dimostrata un mondo alieno già di per sé, piena com’era di pericoli e di sorprese. Oltre ai due alieni protagonisti Jaylah e Krall, gli artisti del make-up e del reparto costumi hanno lavorato in tandem per creare 53 razze aliene diverse per il film, più di tutte quelle che abbiamo incontrato in ogni precedente film della serie.
Purtroppo nella vita reale è scomparso all’improvviso (in un incidente stradale il 19 giugno scorso) il giovane Anton Yelchin – nato a Leningrado (oggi San Pietroburgo) -, qui alla sua ultima interpretazione nel ruolo di Pavel Chekov, che comunque non sarà sostituito nel già annunciato quarto capitolo. Inoltre è stato appena annunciato il ritorno del capitano Kirk, George, che ritroverà il figlio James che non l’aveva mai conosciuto. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 21 luglio distribuito da Universal International Pictures Italia

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