mercoledì 24 agosto 2016

Duello in bassa marea tra una giovane surfista e un feroce squale bianco in "Paradise Beach" del catalano Jaume Collet-Serra con la sensuale Blake Lively e il gabbiano 'Steven'

Tornano gli squali, anzi ‘Lo squalo’ sul grande schermo in un mix di thriller e horror, fra tensione e brivido per un assolo al femminile suggestivo nonostante qualche scivolata (nel ridicolo) e qualche buco nella sceneggiatura. Il regista spagnolo, pardon
catalano, Jaume Collet-Serra (da “Orphan” a “Unknown – Senza identità” e “Non-stop” con Liam Neeson) non tradisce il suo bagaglio nell’action thriller ma non è ben servito da un copione – di Anthony Jaswinski che si prende troppo sul serio e costringe la giovane a riflettere sulla sua esistenza. Certo, bisogna lasciare da parte credibilità e verosimiglianza per godersi lo spettacolo, visto che la protagonista è praticamente da sola per tutto il film, tranne la ‘compagnia’ di un gabbiano (il più bravo) ferito, ed è con lui
che la giovane si confida. Tutto si svolge più o meno in una lunga giornata (in finto tempo reale ovvero concentrato in un’ora e mezza scarsa), in cui Nancy (la sensuale Blake Lively) tornata nel paradisiaco luogo messicano del titolo italiano (in originale “The Shallows”, acque basse sull’oceano, quando la marea si ritira), dove sua madre l’ha data alla luce, per fare surf in libertà. Ma ben presto si ritrova
intrappolata su uno scoglio sotto il controllo a vista di uno squalo bianco attirato in quei lidi dalla carcassa di una balena. Sperando di farla cadere in acqua e facendo fuori uno ad uno i probabili salvatori della ragazza arrivati in quel paradiso segreto e nascosto allo sguardo di curiosi e turisti, l’instancabile ‘mostro’ non darà scampo alla malcapitata né al suo paziente amico pennuto, che lei soprannomina 'Steven', per un gioco di parole in inglese riferimento a Steven Seagal-Seagull. Chi vivrà, vedrà.
Dopo una efficace partenza all’insegna del mistero e della suspense, e al successivo, inquietante, primo percorso in solitaria, la pellicola si siede un po’ – come la protagonista sullo scoglio – per farla confessare quel che tormenta la sua esistenza, tra allucinazioni e flashback. E il finale, fra il convenzionale e il retorico, dà il colpo di grazia non solo al suo nemico ma anche al film. Nonostante tutto lo spettacolo cinematografico c’è, messo in risalto dallo splendido scenario, dal gioco delle inquadrature e delle riprese (fotografia dello spagnolo Flavio Martinez Labiano, collaboratore di lunga data di Bayona), e dalle azzeccate musiche di Marco Beltrami (due nomination all’Oscar per “Yuma” e “The Hurt Locker”) che riecheggiano quelle, ormai mitiche, di John Williams per
“Lo squalo” di Steven Spielberg. In ruoli cameo Oscar Jaenada (Carlos), Brett Cullen (il padre), Sedona Legge (Chloe), Angelo José, Lozano Corzo, José Manuel e Trujillo Salas (surfisti), e Janelle Bailey (la madre). José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 25 agosto distribuito da Warner Bros. Pictures

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