giovedì 25 agosto 2016

"Mia madre fa l'attrice" un divertente documentario biografico di e con Mario Balsamo e l'ottantacinquenne Silvana Stefanini

Dopo “Noi non siamo come James Bond” (firmato con l’editore e amico Guido Gabrielli), Premio speciale della giuria al 30° Torino Film Festival, Mario Balsamo torna sui temi della propria autobiografia con “Mia madre fa l’attrice”, presentato sempre in concorso a Torino e ora nelle sale.
Quindi si tratta di un doc-biopic sul rapporto madre e figlio e di cinema nel cinema, visto che Silvana Stefanini ha fatto l’attrice fino ai 25 anni, soprattutto in poche parti e di poco rilievo, tranne l’ultima in “La barriera della legge” di Piero Costa con Rossano Brazzi, dove originariamente aveva quattro scene di cui una ‘cantata’. Dopo, visto che non aveva sfondato, rifiutò di vedere il film e chiuse la sua carriera per dedicarsi soprattutto al marito e al figlio.
E cosa fanno un figlio cinquantenne e una madre ottantacinquenne, vittime di un rapporto irrisolto e conflittuale e con una passione in comune (il cinema)? Dato che lui è un regista e lei è stata un’attrice ed entrambi hanno nostalgia di apparire sul grande schermo, fanno un docu-film. Ma con sana ironia e un pizzico di surrealismo, giocando tra realtà e finzione, senza evitare i nodi universali del rapporto madre-figlio, anzi mettendo in primo piano un affetto che si nasconde dietro recriminazioni e vendette, ripicche e cose non dette.
Nel fare ciò, partono alla ricerca dell’ultima pellicola interpretata dalla donna – allora una bellissima figliola – sessant’anni fa nel suo ruolo più importante ma che, per ragioni inspiegabili, non ha mai voluto vedere. Un gioco che diventa divertente riflessione anche per lo spettatore perché ‘la mamma è sempre la mamma’, soprattutto da noi, e spesso ci possiamo identificare nel ‘ruolo’ del figlio o riconoscere
qualcosa delle nostre madri in lei, oltre che fare un giro on the road nei luoghi dove la protagonista (finalmente!) ha girato dei film e/o ha vissuto negli ultimi sessant’anni. Il figlio regista, non si accontenta delle solite riprese e così risuscita vecchi trucchi e obsolete riprese, come quelle della finta macchina in corsa mentre in realtà sullo sfondo passa il ‘documentario’ della strada percorsa. Inoltre, regala alla madre la locandina del film, le fa recitare (e salire e scendere le scale) le battute del copione ritrovato, e le procura un 'provino' da Carlo Verdone.
“Io e mia madre – dice Balsamo nelle note di regia – abbiamo una cosa in comune: nella nostra vita abbiamo lasciato un bel po’ di cose in sospeso: di fronte al coronamento di ciò che era più significativo, ci siamo tirati indietro. Un attimo prima. E lo facciamo ancora. Non ho mai capito perché”. “Io penso – prosegue – che le tesi psicoanalitiche siano poco poetiche, anche mia madre. Che ha invece convinzioni ferme in merito ai mancati compimenti: ‘Colpa del malocchio!’, tuona. Personalmente non ne sono così convinto; o almeno non del tutto…”.
“Credo che perlopiù – conclude – sia dipeso da noi: da lei e me. Dalle nostre volontà. A volte abbiamo sospeso le nostre narrazioni. Abbiamo tenuto incompiute molte scene dei nostri rispettivi film; e, guarda caso, proprio quelle da cui si sarebbe dovuta evincere la trama. Ora abbiamo avuto l’occasione, lei e io, di fare una revisione della sceneggiatura…”. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 25 agosto distribuito da Bim - Cineama

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