giovedì 25 agosto 2016

Tra leggenda e realtà, action thriller e biopic, arriva finalmente nei cinema italiani "Escobar: Paradise Lost", sorprendente opera prima di Andrea Di Stefano con Benicio Del Toro

Presentato due anni fa, prima a Toronto e poi alla Festa del Cinema (nella sezione Gala dell’allora Festival), “Escobar” è l’opera prima dell’attore Andrea Di Stefano, inconsueta nel panorama del cinema italiano non solo perché racconta una storia non nostra ed è stata girata interamente in America. Un action thriller o un gangster movie, se preferite, teso e solido che, seguendo le
regole del cinema di genere e allontanandosi dal classico biopic, diventa un’opera d’autore, originale e travolgente. Erano anni che Di Stefano pensava ad un film sull’universo criminale ed era affascinato dalla storia di Pablo Escobar – interpretato da un immenso Benicio Del Toro -, boss della droga del cartello di Medellin, e dal fatto che aveva affidato a un suo uomo la missione di nascondere il suo tesoro.
“I codici rimangono sempre gli stessi – dichiara il regista -, non si uccidono donne e bambini, la famiglia è sacra, e non si può trasgredire a queste regole, altrimenti si perde la fiducia di quelli che ti stanno attorno.” Ma non si è accontentato di raccontare solo il lato oscuro del suo protagonista, né di fare soltanto il ritratto pubblico di un personaggio diabolico ma popolarissimo, anzi amato dalla gente comune. Perciò si concentra sulla sua vita privata e l’attaccamento alla famiglia (amava Disney e raccontava ‘Il libro della giungla’ al figlio).
“Credo sia il criminale più odiato e più ammirato del mondo – aggiunge l’autore -, in misura quasi uguale. Ancora oggi in Colombia le persone pregano per lui e ritengono che fosse una brava persona, mentre molti altri lo considerano un mostro. Il fatto che fosse molto legato alla sua famiglia mi sembrava un ulteriore lato da esplorare.” E, ispirandosi sempre a fatti reali – leggendo e guardando documentari -, gli ha affiancato un personaggio “che compie un viaggio piuttosto insolito, un viaggio all’interno della mente di Escobar.”
Nick (Josh Hutcherson), infatti, è un giovane che crede di aver trovato il paradiso quando si reca in Colombia da suo fratello. Una laguna di color turchese, una spiaggia bianca come l’avorio, onde perfette: un sogno per questo surfista canadese. Poi incontro la bella Maria (la spagnola Claudia Traisac), una colombiana di cui si innamora – ricambiato – pazzamente e tutto sembra andare per il meglio. Almeno finché non scopre che Maria è l’ingenua e altruista nipote di zio Pablo (Emilio) Escobar…
“Escobar: Paradise Lost” (titolo internazionale) diventa così un ritratto psicologico, anzi racconta due destini paralleli: “due personaggi, ognuno con la sua personale zona di luce e di oscurità.” E lo fa nel modo migliore, senza sbavature né cadute nel retorico o nel facile biografismo, da un punto di vista diverso. Non a caso, Di Stefano non ha trovato un produttore italiano, ma una coproduzione tra Francia, Spagna, Belgio e Panama, e l’uscita italiana è l’ultima
nel mondo in ordine cronologico, dopo il Giappone, visto che all’estero è uscito nella stagione 2014-2015. “Tutto quello che Pablo Escobar dice nella sceneggiatura originale – aggiunge il regista -, in un momento o nell’altro della sua vita lo ha detto davvero. Questo è meno vero per quanto riguarda le sue parole contenute nella versione definitiva – perché abbiamo modificato alcune battute – ad ogni modo è tutto basato su fatti reali. Ad esempio, trovo la scena in cui sta seduto nella macchina di
Bonnie e Clyde piuttosto affascinante. Comprò davvero il veicolo nel quale i due fuorilegge furono uccisi. Si è sempre considerato un bandito. Uno dei suoi uomini raccontò che stava seduto per ore in quella macchina. Bonnie Parker è stata crivellata di proiettili su quel sedile, e credo che mentre stava seduto lì al suo posto, riflettesse su come i due banditi fossero stati traditi da una terza persona. Tutto questo è servito come punto di partenza per dar vita al suo personaggio cinematografico, per fornire la motivazione, per renderlo attivo.”
Quindi, realtà e leggenda, ambiguità e sincerità si fondono e si confondono in una pellicola che coinvolge e sconvolge, emoziona e diverte, dove non mancano richiami e riferimenti. Da segnalare l’azzeccata inserzione della canzone “Dio come ti amo”, cantata da Del Toro alla moglie nella versione spagnola, resa famosa in tutta l’America latina dallo stesso Modugno. Nel cast anche Brady Corbet (Dylan), Carlos Bardem (Drago), Ana Girardot (Laure), Tenoch Huerta (Roldano Brother, The Boss), Laura Londono (Maria Victoria), Micke Moreno (Martìn), Frank Spano (Cristo), Aaron Zebede (Pepito Torres). José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 25 agosto distribuito da Good Films

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