giovedì 27 ottobre 2016

"Ouija - L'origine del male" di Mike Flanagan, è un prequel che si ispira ai classici ma si rivela prevedibile per i 'vecchi' appassionati del genere

Alla vigilia di Halloween arriva il prequel “Ouija - L’origine del male” (Ouija: Origen of Evil) firmato Mike Flanagan (da “Oculus – Il riflesso del male” a “Somnia”), da lui sceneggiato (con Jeff Howard) e montato. Ma oltre una buona fattura, è tutto prevedibile,
alla struttura classica alle citazioni, in primis “L’esorcista” passando per “Poltergeist” fino al filone paranormale degli ultimi vent’anni. Perciò chi è appassionato dell’horror non troverà brividi né originalità, nonostante il prodotto porti il marchio della Blumhouse che nell’ultimo decennio aveva rinnovato il genere puntando sul basso costo senza rinunciare alla qualità e soprattutto alle ‘idee’ nuove.
Los Angeles del 1965, una madre vedova, Alice Zander (Elizabeth Reaser, della saga “Twilight”) e le sue due figlie, Doris (Lulu Wilson, da “The Millers” in tivù ad “Annabelle 2”) e Lina (l’Annalise Basso di “Captain Fantastic”), rispettivamente di nove e quindici anni, offrono la possibilità di elaborare il lutto alle persone che hanno perso un loro caro mettendole in contatto coi defunti. Ma, quando introducono un nuovo trucco – la tavoletta Ouija, appunto - alle loro solite frodi spiritiche per dare nuova linfa all'attività di famiglia, finiscono per attirare involontariamente uno spirito maligno vero nella propria casa. Infatti, la
figlia più piccola – è lei la vera medium - viene posseduta dall'implacabile entità, e questa ristretta famiglia dovrà affrontare paure inimmaginabili e morti inspiegabili per poterla salvare e rispedire il suo possessore nell'aldilà. Bisogna ricordare che, prima e dopo il precedente film, ne era già nato un vero filone legato alla tavoletta chimaspiriti della Hasbro, tra cinema e televisione, come “The Ouija Experiment” 1 e 2 (2011 - 2015), “Ouija Summoning” e “Ouija Exorcism”, entrambi del 2015, per citare solo alcuni.
Questa è comunque una rivisitazione dell’horror classico con effetti speciali di ultima generazione che però ottengono facilmente quello che una volta era compito difficilissimo (vedi la bambina che cammina sulle pareti e sul soffitto come nel celeberrimo film di William Friedkin) e ora persino il ‘trucco’ diventa digitale, soprattutto quando la piccola, ‘senza maschera’, imita l’inconfondibile ‘Urlo’ di Edvard Munch, oltre gli occhi bianchi e capelli lunghi degli horror giapponesi, o comunque orientali, che hanno invaso gli
schermi nell’ultimo ventennio. I protagonisti sono affiatati e bravi al punto giusto, mentre è perfetta l’ambientazione fine anni Sessanta rivisitata dal direttore della fotografia Michael Fimognari, anche se tutta interni e giustamente claustrofobica. Per l’occasione è stato recuperato il vecchio marchio-sigla dell’Universal prima dei titoli di testa. Le musiche sono di The Newton Brothers.
Nel cast l’ex bambino prodigio di “E.T.” Henry Thomas (padre Tom), Parker Mack (Mikey), Doug Jones (Marcus / diabolico dottore), Chelsea Gonzalez (Gloria), Lincoln Melcher (Jack), Nicholas Keenan (Walter) e Michael Weaver (Roger Zander). José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 27 ottobre distribuito da Universal International Pictures Italia

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