giovedì 27 ottobre 2016

"Parola di Dio" di Kirill Serebrennikov, un potente dramma sul fanatismo religioso, sull'adolescenza senza ideali né certezze

Un film sul fanatismo, sulla religione, sull’adolescenza senza ideali né certezze, questo è altro è “Parola di Dio” (Muchenik - Il discepolo) del russo Kirill Serebrennikov, rivelazione al Festival di Cannes 2016. Un potente e lucido ritratto contemporaneo in un’epoca di fondamentalismi e
indifferenza, di incertezze e disagio, di scienza e fede. Ispirato alla pièce del tedesco Marius von Mayenburg, scritta non a caso dopo aver letto a fondo la Bibbia e scoperto dei passi davvero ambigui e, come sappiamo, molto violenti e che nascondevano un doppio significato. Alle ragazze non dovrebbe essere permesso di partecipare alle lezioni di nuoto in bikini; insegnare educazione sessuale a scuola è sbagliato; l’evoluzionismo è una teoria non provata e dovrebbe essere affiancata al creazionismo. Sono queste e altre le osservazioni che il giovani Veniamin
(sorprendente Petr Skvortsov che ha rivestito lo stesso ruolo in palcoscenico), in piena crisi mistica, muove a chi gli sta intorno al liceo, citando a memoria i passi più cruenti della Bibbia (ma potrebbe essere il Corano o altre scritture religiose) e tentando di imporre anche ai suoi compagni di scuola la sua ortodossia estrema. L’unica a contrapporsi e affrontarlo è Elena Krasnova (Viktoriya Isakova), la giovane professoressa di biologia cresciuta alla scuola della scienza e del razionalismo. Ma come si può rispondere con la sola Ragione a chi nutre una fede Fede cieca?
Un dramma sempre d’attualità, un argomento delicato e universale, affrontato con lucidità e senza retorica da un autore che si rivela acuto osservatore della realtà odierna, ma non solo. “Io pratico il Buddismo – dice -. Non è una vera e propria religione, non si tratta di credere in Dio, ma piuttosto come rapportarsi con gli altri esseri umani del mondo. Il Buddismo non è complicato. Io sono contro ogni forma di oscurantismo, sono contrario a chiunque ti dica cosa devi
fare. Io mi pongo moltissime domande (eppure il film ndr.) sul mondo, sull’universo, sulle persone che mi circondano. La religione fornisce delle risposte. L’arte consiste nel porre domande”. Infatti, la sua opera non offre soluzioni né risposte, ma espone in modo chiaro e sobrio il problema, e offre la possibilità allo spettatore di identificarsi o di scoprirsi nei diversi personaggi – adolescenti e adulti – che ruotano intorno al protagonista che, attraverso la religione, cerca di manipolare le persone intorno a lui.
“Dominare la paura – spiega Serebrennikov -, e anche la frustrazione. E’ sempre la parte più nascosta del nostro inconscio che ci spinge a cercare delle vie per superare le nostre frustrazioni. Il protagonista del film ha trovato la sua via d’uscita nella religione. In Russia, la religione è ovunque. Come negli Stati Uniti, i predicatori si sono impadroniti delle televisioni. La religione è diventata la seconda ideologia ufficiale. Controlla la mente di chiunque.
E’ un dogma caliginoso, che diffonde oscurantismi ovunque. I russi preferiscono avere un leader da seguire, piuttosto che pensare con la propria testa. Anche se la religione è separata dallo Stato, in realtà la religione ortodossa controlla ogni livello della società. Il nostro protagonista scopre che il fanatismo conferisce autorità e potere. Nessuno, infatti, osa opporsi a lui tranne un’insegnante, che è atea”.
Il film – girato in piani sequenza - è ambientato a Kaliningrado che, prima della Seconda Guerra Mondiale, si chiamava Konigsberg ed era una città tedesca. “E’ la città in cui Emmanuel Kant è nato – racconta il regista - ed è stato sepolto, mentre ora è un’enclave russa in Europa, situata tra la Polonia e la Lituania. E’ una strana città che reca i segni del suo passato, come una sorta di palinsesto”.
Nel cast, Aleksandr Gorchilin (Grigorij), Aleksandra Revenko (Lidia), Yuliya Aug (Inga, la madre), Irina Rudniktskaya (Irina), Svetlana Bragarnik (preside Ludmila Stukalina), Nikolaij Roshchin (Otets Vsevolod), Anton Vasiliev (insegnante di educazione fisica), Victoria Isakova (Lvovna).
Il film, dopo Cannes, è stato presentato in una decina di festival internazionali, tra cui il Biografilm Festival – International Celebration of Lives dove ha vinto il Biografilm Europa Audience Award 2016. Serebrennikov in passato ha vinto il Marc’Aurelio d’Oro alla Festa del Cinema di Roma con “Playing the Victim” (2006) e presentato al Festival di Venezia, in concorso, “Betrayal” (2012). José de Arcangelo
(4 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 27 ottobre distribuito da I Wonder Pictures

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