giovedì 17 novembre 2016

Ilaria Borrelli affronta in "Talking to the Trees" un'orribile tragedia contemporanea globale, abusi e violenza sui bambini e 'turismo sessuale'

Un tragedia orribile, un film on the road per raccontare una storia di abusi e violenza sui bambini, un dramma sconvolgente e potente sulla prostituzione dei bambini, diretto e interpretato da Ilaria Borrelli, che punta il mirino su un tema di cui si parla (poco) ma che spesso finisce nell’dimenticatoio o viene rimosso. Il cosiddetto ‘turismo sessuale’ che coinvolge l’occidente e l’Italia stessa (si stima che siano 80mila gli italiani coinvolti in questo ‘affare’ globale).
“Talking to the Trees”, sceneggiato dalla stessa Borrelli con Guido Freddi (il marito, scrittore e anche produttore), narra la vicenda della trentacinquenne Mia (Borrelli), fotografa di successo che abita a Parigi, depressa e insoddisfatta trova rifugio nella cocaina. In cerca di un nuovo inizio e d’ispirazione, vola in Cambogia per fare una sorpresa al marito Xavier (il francese Philippe Caroit), commerciante di legname, sperando di concepire con lui il bambino che tanto desidera. Ma anziché trovare una calda accoglienza, scopre il marito in uno squallido bordello a fare sesso con una bambina, Srey (Setha Moniroth). Svenuta dallo shock, Mia vaga poi per i bassifondi scossa nel
vedere lo sfruttamento minorile e decide di salvare almeno Srey dal suo feroce protettore e riportarla a casa. Inizia così un’odissea nell’incubo, una fuga senza sosta inseguita da criminali, poliziotti corrotti e aiutata timidamente da persone terrorizzate e/o rassegnate. “La storia è ambientata in Cambogia, ma potrebbe svolgersi in qualsiasi parte del mondo – afferma Ilaria Borrelli alla presentazione stampa, alla Casa del Cinema –, ma avevo bisogno della bellezza dei luoghi per contrastare il tono duro del racconto. Basti pensare che negli Usa sono 600 mila i bambini vittime della prostituzione, cifre enormi; in Europa spariscono ogni anno 250 mila. E’ un fenomeno in continua crescita, rende più della droga, e non se ne parla mai abbastanza Bisogna
capire che ad abusare di bambini e bambine, sono spesso padri di famiglia, persone che magari frequentiamo e abbiamo vicino. Alcune ragazzine mi hanno raccontato cose terribili, di 20 clienti al giorno, di strumenti di tortura. E i clienti locali sono l’80%. Sul set sono arrivati finti personaggi del Ministero che dicevano che il film parlava male della Cambogia, in realtà erano mafiosi locali che tentavano di intimidirci”. “Il pericolo ormai è ovunque a causa del web – confermano i rappresentanti delle associazioni -, con 750 mila predatori online che ogni giorno chiedono da tutto il mondo di vedere bambini coinvolti in atti sessuali”.
Affidandosi alla fiction, Borrelli riesce a ricostruire e fotografare una tragedia universale, comune in tutto il sud est asiatico, ma anche in altri continenti, dall’America Latina all’Africa, e non solo. Bambine e bambini rapiti, maltrattati e costretti a prostituirsi quando non sanno nemmeno cosa sia, i cui genitori non osano denunciare la loro scomparsa o sono costretti a venderli. Infatti, alla protagonista si aggiungono altre due bambine in fuga, Malin (Yang Sreypich) e Daan (Kiri Sovann), che Mia accetta di riportare a casa, ma una viene addirittura allontanata dalla madre, per paura di essere ripudiata o perdere gli altri figli.
“Da quando sono diventata madre – dichiara l’autrice – non potevo girarmi dall’altra parte perché negli occhi di quei bambini vedevo sempre quelli dei miei figli. Quindi ho cominciato ad indagare sul commercio di bambini per il mercato del sesso specialmente nelle aree di grande povertà o di guerra. Bambine costrette al matrimonio a 12 anni che poi muoiono di parto a 13 perché il loro corpo non è ancora maturo. Con il passare degli anni penso che ognuno di noi abbia l’obbligo morale di constatare ciò che succede veramente nel mondo: Internet e l’accessibilità a luoghi remoti hanno fatto luce su delle mostruosità che solo vent’anni fa venivano nascoste e non ci sono più giustificazioni a guardare dall’altra parte”.
Tra emozioni e informazioni, la regista riesce a costruire una sorta di thriller on the road che ci apre gli occhi su una realtà che, nel bene e nel male, ci coinvolge tutti, infatti la Borrelli dice “come è possibile che molte mogli non si accorgano di vere accanto all’orco, non si domandino come mai i loro mariti facciano, non tanto un viaggio d’affari, ma una vacanza solitaria nel Sud Est asiatico o in altri posti esotici?” Bisogna, infatti, vigilare e controllare tutto e tutti, anche noi stessi perché questa indifferenza generale si traduca in un modo efficace di combattere questo male terribile. Ovviamente le bambini
del film sono attrici e non vediamo quello cui sono costrette a fare, e l’autrice, per convincere le madri – ne ha visto cento ragazzine - a farle lavorare nel ruolo di ‘piccole prostitute’, ha detto loro che persino Julia Roberts aveva vestito i panni di una prostituta in “Pretty Woman”, e ha fatto vedere addirittura il film. “Riuscire ad evocare delle emozioni vere in un attore e ancor più in un attore bambino è di gran lunga l’esperienza che mi tocca di più sul set. Non c’è nulla di più emozionante che guidare un altro essere umano a tirar fuori le sue emozioni più profonde e più intime. Questo è il modo migliore per avvicinarsi di più ad una verità universale che ci riguarda tutti. Penso che un film
può essere catartico – conclude -, può aiutare un assassino a pentirsi di aver ucciso, una vittima a riappropriarsi della sua vita. Credo non esista nulla di più efficace di un film per fare reagire emotivamente un essere umano e fargli iniziare questo processo di guarigione, neanche la psicanalisi”. “Talking to the Trees”, uscito in Francia lo scorso anno, esce in Italia col patrocinio di Terres des hommes, Unicef, Amnesty International, Ecpat (lavora in Cambogia dal 2006 per proteggere i bambini da questo rischio attraverso scolarizzazione, educazione e aiuto alle famiglie) e Caritas, e viene proposto in occasione della Giornata dell’Infanzia (20 novembre). E’ stato proiettato al
Parlamento Europeo a Bruxelles, due volte al Palazzo delle Nazioni Unite, simbolo della giornata mondiale contro lo sfruttamento sessuale minorile, ha vinto il premio Best Film Awards a Los Angeles, il Women’s International Film Festival di Miami e ha avuto cinque nomination al Madrid International Film Festival. “Talking to the trees” (Parlando con gli alberi) è stato distribuito in Francia in 160 sale e il titolo si riferisce ad un’antica credenza per cui gli alberi sono sacri e hanno un’anima, che scopriamo nella scena iniziale del film in cui una bambina ci parla. Ilaria Borrelli ha dichiarato in chiusura che il film è costato 50mila euro e nel prossimo affronterà l’argomento del matrimonio forzato nei paesi in guerra. José de Arcangelo
(3 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 17 novembre distribuito da Stemo e BeCrispy Entertainment in collaborazione con The Unknown Creation

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