mercoledì 7 dicembre 2016

Un thriller psicologico per l'attivissima Naomi Watts, psicologa nella grande casa isolata, con un figliastro in stato vegetativo: "Shut In"

L’attivissima Naomi Watts – due volte candidata all’Oscar, ora nelle sale in “3 Generations”, ha finito altri due film e due serial, tra cui “Twin Peaks” – è la protagonista del thriller psicologico “Shut In”, purtroppo convenzionale, diretto dall’inglese Farren Blackburn, vincitore del Bafta Tv Award per “The Fades” 2012, Miglior serie drammatica.
Anche se lo spunto non è del tutto originale, la sceneggiatrice Christina Hodson afferma che l’ispirazione le è venuta quando viveva da sola in uno scricchiolante monolocale di New York, immaginando le innumerevoli possibilità che si celavano dietro quegli inspiegabili rumori che sentiva a tarda notte, ma i riferimenti sono alti (da Hitchcock a Kubrick) e con i quali è sempre difficile confrontarsi senza cadere in stereotipi e luoghi comuni. Anzi il clou della storia è proprio una variazione del rapporto edipico, appunto.
Mary Portman, una psicologa infantile, vive e lavora senza mai allontanarsi dalla sua grande casa isolata tra neve e boschi, dove riceve i suoi pazienti e soprattutto si occupa del figliastro diciottenne, rimasto in stato pressoché vegetativo, dopo il terribile incidente stradale in cui è morto il marito Richard. Sconvolta e coinvolta nella misteriosa scomparsa di uno dei suoi pazienti, il piccolo Tom, e vittima di apparenti disturbi del sonno, Mary si collega via skype con un suo collega per avere opinioni e consigli. Ma ben presto, tra incubi e allucinate visioni che la perseguitano, arriverà ad un’agghiacciante scoperta…
Dopo un inizio suggestivo e un procedere in crescendo di suspense e mistero, purtroppo la storia diventa pian piano prevedibile per finire con un finale addirittura inverosimile che si lascia dietro qualche buco di sceneggiatura. “Volevo ribaltare i capisaldi di questo genere – dichiara la Hodson -. E volevo lasciare piccoli indizi lungo la strada, in modo che quando ci si renderà conto di cosa sia accaduto, sarà possibile ripercorrere l’intero percorso, e sarà molto soddisfacente”. Però forse lo sarà chi non è abituato a seguire ‘il genere’, altrimenti alcuni indizi condurranno alla prevedibilità degli eventi e altri resteranno inspiegabili.
Quindi, un discreto thriller con un ottimo cast di cui fanno parte anche Oliver Platt (Dr. Wilson), da trent’anni diviso tra piccolo e grande schermo; Charlie Heaton (Stephen, il figliastro), David Cubitt (Doug), protagonista del candidato all’Oscar “Room”; Jacob Tremblay (Tom), Crystal Balint (Grace), Clementine Poidatz (Lucy), Tim Post (sceriffo), Ellen David (Joan) e Alex Braunstein (Aaron). Il direttore della fotografia Yves Belanger ricrea la giusta atmosfera inquietante. José de Arcangelo
(2 stelle su 5) Nelle sale italiane dal 7 dicembre distribuito da Notorious Pictures

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