venerdì 31 marzo 2017

Dalla Scozia all'Irlanda, "Il viaggio" vero che sigillò l'accordo di una pace scomparsa da 40 anni, nel film omonimo di Nick Hamm con Timothy Spall & Colm Meaney

“Il viaggio” di Nick Hamm racconta un episodio che mise fine ad un altro sanguinoso conflitto fratricida risoltosi, per fortuna, con un accordo di pace, ben quarant’anni dopo. E’ il tanto atteso accordo irlandese sigillato nel 2006 dall’incontro dei due avversari politici nordirlandesi: Ian Paisley (l’impareggiabile
Timothy Spall), leader del Partito unionista democratico e pastore presbiteriano, e Martin McGuinness (sempre all’altezza Colm Meaney, diventato popolare con “Star Trek - Deep Space Nine” e tanti film hollywoodiani), attivista cattolico del Sinn Fein, ex membro dell’IRA, morto proprio nei giorni scorsi.
Presentato fuori concorso all’ultimo Festival di Venezia e al Toronto Film Festival, e sceneggiato da Colin Bateman, “The Journey” (titolo originale) racconta una storia vera, almeno all’ottanta per cento, visto che si sa quello che accadde ma non si conoscono i particolari, infatti, i dialoghi sono ovviamente inventati ma sostanza e risultato stanno nel fatto che i ‘due nemici’ sono diventati incredibilmente amici, oltre che uno primo ministro, l’altro il suo vice.
Dopo 40 anni di guerra civile e attentati, i due leader politici dell'Irlanda del Nord, il predicatore protestante Paisley e il repubblicano McGuinness, si incontrano a St. Andrews, in Scozia, per discutere lo storico accordo di pace. Però quando le trattative si trovano in una situazione di stallo, i due nemici giurati sono costretti, dalle circostanze (aeroporto chiuso causa mal tempo) e dal destino (si pensava che separati fossero a rischio attentati), a intraprendere un ‘viaggio’ – da St. Andrews, appunto, a Belfast -,
in macchina insieme. Un viaggio che, ovviamente, sarà pieno di imprevisti, questi verissimi. Un percorso nella rilassante e conciliante natura scozzese che, dopo uno scambio di battute pungenti, apre delle crepe nel muro creatosi tra i due e diventa occasione di scoperta reciproca. Costretti a passare molte ore insieme – con un curioso autista ‘ragazzino’, Jack (Freddie Highmore, il Norman del televisivo “Bates Motel”) -, i due leader constateranno di non essere poi così diversi e instaureranno una strana relazione di amicizia, ricordata ancora oggi come ‘Chuckle Brothers’, che porterà a un futuro di pace.
Il tutto raccontato ‘on the road’ – in poco più di novanta minuti -, con graffiante ironia e lucidità, intelligenza e grandi performance - in un dramma politico che diventa man mano commedia dei rapporti umani e perciò toccante e divertente al tempo stesso. Nel cast Toby Stephens (Tony Blair), Catherine McCormack (Kate Elgar), Ian McElhinney (Rory McBride), Ian Beattie (Gerry Adams), Mark Lambert (Bertie Ahern), Kristy Robinson (Mary-Lou McDonald) e il grande John Hurt (Harry Patterson), purtroppo anche lui scomparso di recente. José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 30 marzo distribuito da Officine Ubu

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