giovedì 11 maggio 2017

"On the Milky Road" di Emir Kusturica arriva nei cinema, con una carica esplosiva di idee e fantasia. Una favola moderna tra amore e guerra, uomo e natura, metafore e simboli

Emir Kusturica racconta ancora una volta una favola balcanica in una miriade di idee e di invenzioni, di metafore e simboli, miti e tradizioni, tra realtà e sogno (incubo?), autobiografia e storia. “On the Milky
Road” (Sulla via Lattea) – in concorso al 73° Festival di Venezia – è un’opera, girata quasi interamente in esterni, traboccante di riferimenti e citazioni ma, forse, vista attraverso lo sguardo (l’obiettivo) dell’esperienza che diventa saggezza. Un’avventura diventata lunga tre anni, di cui l’autore confessa: “E’ una favola moderna, ed è stato emozionante dirigerla. Ho scoperto la bellezza, ma anche mondi profondamente umani”.
Un’esperienza totale che – prosegue Kusturica – “trae spunto da diversi aspetti della mia vita. Se dovessi tracciare un paragone tra il mio cinema di ieri e quello di oggi, direi che oggi tendo a guardare di più alle origini. In altri momenti della mia vita, il cinema esisteva in un dialogo con le altre arti: letteratura, pittura e così via. Questa volta, invece, mi interessava soprattutto concentrarmi sulla purezza del linguaggio cinematografico in sé”. E la storia si ispira a diversi fatti realmente accaduti, come la vicenda del protagonista (raccontatagli a
Mosca), ma anche quella della donna italiana (in Croazia), e il terzo di un uomo sopravvissuto in un campo minato mandando avanti la mandria di pecore (durante il conflitto). Primavera durante la Guerra nell’ex Jugoslavia. Ogni giorno un uomo, Kosta (lo stesso Kusturica) trasporta il latte e attraversa il fronte cavalcando il suo asino, schivando pallottole, per portare il suo prezioso carico ai soldati. Benedetto dalla fortuna nella sua missione, amato da una giovane del paese, Milena (la sorprendente Sloboda Micalovic), tutto fa pensare che un futuro di pace lo stia aspettando… finché un giorno l’arrivo di una
misteriosa donna italiana (un’inedita Monica Bellucci, alla sua migliore prestazione) – destinata a sposare il fratello di Milena, Zaga Bojovic (il fedele Miki Manojlovic), eroe di guerra -, non sconvolgerà completamente la sua vita… e quella degli altri. Come una cassa di Pandora, l’amore proibito fra i due, svelerà una serie di situazioni e di avventure fantastiche e al tempo stesso pericolose. Ma ai due, che si sono incontrati quasi per caso, sembra che niente e nessuno sia in grado di fermarli.
Amore e guerra, animali e soldati, natura (maestosa) e umanità (brutale), devozione e sacrificio sono protagonisti e argomenti di una pellicola ora onirica ora realistica (sempre secondo Kusturica) ora caotica, ma non priva di scene da antologia, né di personaggi grotteschi. Un mix esplosivo che mette a confronto l’innocenza degli animali (un falco pellegrino che diventa suo fedele amico, un serpente che beve il latte, noto antidoto ai veleni, un orso ferito) e la colpevolezza degli uomini (la guerra, la tortura, la costrizione).
“Durante le riprese – confessa l’autore -, la mia vita ruotava completamente intorno al film (che a sua volta sembra ruotare intorno ai protagonisti ndr.). Il mio approccio alla regia era in linea con la mia filosofia, col mio rapporto con la natura e con quello che la gente pensa veramente della vita. “Sulla Via Lattea” non sarà all’altezza dei suoi capolavori – dall’opera prima “Ti ricordi di Dolly Bell?”, Leone d’oro a Venezia, a “Papà è in viaggio d’affari”, Palma d’Oro a Cannes; da “Arizona Dream” (Il valzer del pesce freccia), Gran Premio della Giuria a Berlino, a “Gatto nero, gatto bianco”, Leone d’Argento a
Venezia – ma ci porta comunque in un suggestivo e visionario viaggio in compagnia di “un uomo e una donna che si innamorano e sono pronti a sacrificarsi, dentro la natura”. E a proposito della bellezza, di cui nel film la protagonista dice: “la bellezza mi ha causato solo dolore”, Monica Bellucci conferma che in parte è una condanna, anche se lei l’ha vissuta sempre come un dono: “A volte, però, provoca curiosità e la gente ha voglia di distruggerla, un male che passa col tempo. Per ‘Irreversible’ avevo chiesto al regista Gaspar Noè perché avesse scelto proprio me, e mi rispose: per far
vedere la violenza con cui, certe volte, alcuni uomini vogliono prendere e distruggere la bellezza. Ma Emir parla della bellezza che si porta dietro il dolore con leggerezza e poesia. Parla d’amore – tra adulti che raramente viene affrontato dal cinema - raccontando la guerra, ha mescolato dolce e amaro. La vita, del resto, è fatta di questi contrasti”. Monica nel film canticchia ‘La più bella del mondo’, una canzone di cui il regista ricordava solo le note e le chiese, come fa?, e visto che lei ricordava anche le parole... José de Arcangelo
(3 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dall’11 maggio (2017) distribuito da Europictures in 30 copie

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