mercoledì 22 agosto 2018

Suggestivo ma deludente il thriller-horror dello spagnolo Jaume Balaguerò "La settima musa" con un cast internazionale

Ambizioso e suggestivo (soprattutto nella prima parte), ma deludente nel complesso, il nuovo thriller orrorifico “La settima musa” (Muse) dello spagnolo Jaume Balaguerò – autore della saga (4 film e un remake americano) “Rec”. Spunti da gotico vecchio stampo e misteri indecifrabili da horror contemporaneo si fondono e confondono in un’opera che non fa paura e manca della suspense e della tensione giuste, e non giustificata da un finale prevedibile (ma non troppo), volutamente ingarbugliato. Tratto dal romanzo del cileno José Carlos Somoza “La dama numero 13” (nel film le muse sono ridotte a 7 mentre quelle della mitologia classica
greca erano nove e legate alle arti, in particolare alla poesia), l’opera di Balaguerò è ambientata al Trinity College di Dublino, dove il professor Samuel Solomon (l’altrove bravo Elliott Cowan) chiede ai suoi studenti una proposta alternativa poetica all'inferno di Dante, di cui sono stati letti dei brani in aula.
Il professore, molto popolare tra gli studenti, ha anche una relazione segreta con una delle sue studentesse, Beatriz (Manuela Vellés), che però soffre la clandestinità della relazione e si fa promettere da Solomon che l'amerà per sempre. Ottenuta la promessa, Beatriz va in bagno e si taglia le vene, suicidandosi. E’ questo il prologo della pellicola e della vicenda.
L’anno dopo, Solomon è ancora devastato da quanto è successo e racconta alla collega Susan Gilard (la tedesca Franka Potente, da “Lola corre” alla trilogia di “Bourne”) - l'unica che gli dimostra simpatia e comprensione - lo strano e terrificante incubo che ha da circa tre settimane. Solomon è convinto che l'incubo non abbia niente a che fare con il lutto che l'ha colpito. Susan è invece più dubbiosa, ma un’altra misteriosa donna ha lo stesso incubo...
Cupo e claustrofobico quanto basta, “La settima musa” sfoggia tanti riferimenti, anche se in realtà le muse, figlie di Zeus e Mnemosyne, rappresentavano l'ideale supremo dell'Arte, intesa come verità del “Tutto” ovverossia l'eterna magnificenza del divino, qui non sono altro che streghe guidate da un settima che nessuno conosce e che in cambio dei loro servigi pretendono sacrifici e sofferenza. Inoltre, la riduzione del romanzo – firmata dallo stesso Balaguerò con Fernando Navarro - in questo caso non sembra davvero riuscita visto che lascia allo spettatore ‘buchi’ da coprire (comprendere?).
Dato che si tratta di una co-produzione fra Spagna, Irlanda, Francia e Belgio, “La settima musa” vanta un cast internazionale di cui fanno parte anche la rediviva Joanne Whalley (Jacqueline), Leonor Whatling (Lidia Garetti), da “Parla con lei” di Pedro Almodovar a “Guida alle ricette d’amore”; Cally O’Connell (Donnie), Sam Hardy (Nito) e il vecchio caro Christopher Lloyd (Bernard Rauschen), l’indimenticabile professore pazzo di “Ritorno al futuro”. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 22 agosto distribuito da Adler Entertainment

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