giovedì 10 gennaio 2019

"Non ci resta che il crimine" di Massimiliano Bruno col trio Gassmann-Giallini-Tognazzi più il duo Leo-Pastorelli: Non ci resta che sorridere!

Dopo le commedie ‘natalizie’ uscite per le feste, arriva nei cinema “Non ci resta che il crimine” scritta (con Andrea Bassi, Nicola Guglianone e Menotti, autori anche del soggetto) e diretta dall’attore e regista Massimiliano Bruno che, fin dal titolo rende omaggio alla coppia Troisi-Benigni di “Non ci resta che piangere”. Ma i riferimenti includono anche la trilogia “Ritorno al futuro” di Robert Zemeckis, visto che ci
troviamo di fronte ad un mix fra ‘poliziottesco’ e commedia, e all’idea base (non del tutto sfruttata) di mischiare fantascienza (viaggi nel tempo) e poliziesco (“Romanzo criminale”) è azzeccata. E con un cast ben affiatato: il trio Alessandro Gassmann, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi (che stavolta spicca su tutti), assecondato da un Edoardo Leo, per la prima volta ‘cattivo’ , e da una Ilenia Pastorelli sexy, nonché dallo stesso regista nel ruolo cameo di Gianfranco, ex compagno di scuola che ha fatto ‘soldi a palate’ (tormentone di Giallini).
Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano per Italian Irtenational Film con Rai Cinema, “Non ci resta che il crimine” racconta la fantastica avventura di tre improbabili amici (Gassman, Giallini e Tognazzi) che hanno fatto dell’arte di arrangiarsi uno stile di vita. Infatti, con pochi mezzi e un inimitabile talento creativo decidono di organizzare un “tour criminale” di Roma attraverso i luoghi simbolo della Banda della Magliana. Ma per un imprevedibile scherzo del destino vengono catapultati nel 1982 nei giorni del glorioso Mundial di calcio in Spagna e faccia a faccia con Renatino (Leo), il boss della banda, ma anche con la sua sensuale amante (Pastorelli).
Ovvero “Ritorno al futuro” incontra “Romanzo criminale” sull’idea di mischiare la commedia all’action-movie e al fantasy. Un’idea interessante, anche se non sfruttata al massimo, ma riuscita soprattutto nell’ambientazione anni ’80 proprio di quel tipo di film, che utilizzan persino lo split-screen (schermo multiplo) su molte scene per regalare al film una confezione che sembra realmente venuta dal passato, ma con una cifra più attuale. “Lo stesso è avvenuto con la montatrice Luciana Pandolfelli – dice il regista - con la quale abbiamo realizzato un vero e proprio omaggio a quel tipo di cinema senza però rinunciare a un ritmo più moderno e serrato che eliminasse i tempi morti di alcuni film di genere del passato”. E questo è vero.
I tre protagonisti, poi, sono una sorta di ‘soliti ignoti’ del terzo millennio e l’autore confessa: “Il richiamo è proprio quella commedia nazionale - di attori - che noi abbiamo visto e studiato tante volte”. Ma le buone intenzioni non bastano mai. Resta una gradevole commedia da vedere in famiglia e/o tra gli amici ma che, purtroppo, come spesso accade invita a sorridere più che a ridere, anche se uno scalino più su della media italiana (e non). José del Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 10 gennaio presentato da 01 Distribution in 400 copie

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