sabato 6 aprile 2019

Un rocambolesco mix di generi - dalla commedia al noir, dal thriller al cinema nel cinema: "DolceRoma" di Fabio Resinaro, prodotto e interpretato da Luca Barbareschi

Suggestivo e intrigante, ambizioso ed eccessivo, delirante e inconsueto, satirico e grottesco sono tutti aggettivi che ben si adattano al nuovo film di Fabio Resinaro, reduce - con Fabio Guaglione - del successo dell’acclamato “Mine”, ovvero “DolceRoma” con Luca Barbareschi, anche produttore e liberamente ispirato al romanzo “Dormiremo da vecchi” di Pino Corrias, sceneggiato da Resinaro e Fausto Brizzi (anche autori del soggetto).
Una metafora, ma non troppo, della Roma del cinema (non solo), la città eterna che seduce da secoli ma, che come la maga Circe, invischia e imprigiona, inganna e tradisce, attira e respinge. Un mix di generi frenetico fra commedia e noir, cinema nel cinema e thriller, ma purtroppo non sempre in equilibrio fra uno e l’altro. Ovviamente conquista e diverte chi è disposto a seguire una storia non troppo originale, perché Resinato sa girare in modo anticonvenzionale e visionario, sostenuto da un gruppo di attori col fisique du role, tanto che un Barbereschi scatenato disegna un ritratto di produttore di ultima generazione in cui racchiude vizi e virtù di quelli da lui conosciuti e con i quali ha lavorato negli ultimi quarant’anni (da Aurelio De Laurentiis a Valsecchi, ha ricordato).
Andrea Serrano (Lorenzo Richelmy, l’ultimo “Marco Polo” televisivo, non solo), aspirante scrittore, è costretto a lavorare in obitorio in attesa della grande occasione. E infatti arrriva nelle veste di un grande produttore cinematografico, Oscar Martello (Barbareschi) che decide di portare sul grande schermo il suo romanzo “Non finisce qui”. Ma i capitali a disposizione sono modesti, il regista (Luca Vecchi di The Pills) è incompetente ma presuntuoso, e il risultato è disastroso.
La protagonista, Jacarandà Ponti (Valentina Bellè) istigata dalla sua agente Milly (Iaia Forte), temendo ripercussioni sulla sua carriera, distrugge tutti gli hard disk che contengono il montato del film. Però Martello non può permettersi un fallimento. Il film deve uscire, il distributore Remo Golia (Armando De Razza) gli fa pesanti pressioni e anche la sua affascinante e facoltosa consorte, Helga (Claudia Gerini, in un bagno immersa nel miele che diventerà cult) gli fa capire che non può permettersi di andare in bancarotta.
A questo punto, con l’aiuto di Andrea, concepisce un piano diabolico: rapimento da parte della camorra della protagonista: i media impazziranno e il film sarà leggenda ancor prima di arrivare nei cinema. Ma il poliziotto Raul Ventura (Francesco Montanari) si mette sulle tracce di Oscar sospettando una truffa… Il finale, da non rivelare, riserva un colpo di scena a Praga…
E già c’è chi lo ama e chi lo odia, senza mezze misure. Perché se la storia è rocambolesca e piena zeppa di citazioni e riferimenti, attira soprattutto visivamente e per un cast variegato ed efficace, anche se tutti i personaggi di contorno hanno un senso, così come la ‘canzoncina’ del periodo fascista (“Vivere”). Nostalgia o semplicemente ritorno del ‘qualunquismo’, anche perché il regista e lo sceneggiatore probabilmente non lo sanno, perché ‘non erano nati’.
“Il film che ho avuto il piacere di poter realizzare – dichiara Resinaro – è, come scritto nei titoli, ‘liberamente ispirato’ al romanzo di Corrias. E, devo dire che, mai come in questo caso, l’espressione è azzeccata. Sono stato davvero ‘libero’ di fare di quel preziosissimo materiale, da cui ho attinto a piene mani, quello che ritenevo fosse la cosa migliore per esprimere il mio punto di vista”. Già, che naturalmente non coincide con quello di tutti gli spettatori. José de Arcangelo
(2 ½ stelle su 5) Nelle sale italiane dal 4 aprile 2019 presentato da 01 Distribution

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